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1301 – Ripasso generale

Toc toc

Irma

 

San Martino in Rio, 1-6 febbraio 2013

 

Cara Irma,

ce l’hai fatta anche stavolta.

Stavolta ero (quasi) deciso: “Se anche mi scrive, dico di no. Troppo lungo il percorso, troppa la fatica. Troppa la fatica sprecata.”

Ma hai scritto “Toc toc” e hai girato la chiave giusta (1).

E’ stato forse l’unico caso in cui la fatica non è stata sprecata: in fondo gli unici che hanno analizzato il caso Boffo fin nelle briciole siamo stati noi (e “La Libertà” che pubblicò i miei testi) e sapevamo, senza trafugare carte, molte più cose e molto più precise di quanto abbia detto Nuzzi nel suo tristissimo “Sua Santità”.

Va beh, roba vecchia. Sono già passati più di tre anni.

Toc toc. Elezioni in vista. Caos in vista.

Caos non per tutti, naturalmente. Una gran numero di cattolici sta lì ben tranquillo e sa già per chi votare: Berlusconi, Bersani, Monti,… Il problema è che, se gli chiedi perché votano questo o quello, dicono banalità ed errori che non stanno né in cielo né in terra.

Perché il cattolico (ma dovrebbe essere così per ogni uomo di buona volontà) ha uno schema obbligato attraverso il quale vagliare i partiti in lizza.

“Schema obbligato” che non vuol dire “schema automatico”: vuol solo dire che ci sono certe cose che si devono fare, certe altre che non si devono fare, certe cose che sono principali, certe altre che sono secondarie: il tutto per poter arrivare a un voto giusto e pulito.

Voto giusto e pulito che non necessariamente è unico: nel 2008 i programmi puliti erano 3, Giuliano Ferrara, UdC, PdL + Lega. Tu ed io scegliemmo alla fine in maniera diversa.

Al vertice dello schema c’è sempre lei, l’essenziale e negletta “legge naturale universale”: dovrebbe essere la guida nel buio del cattolico e dell’uomo di buona volontà, e invece viene riposta nell’angolo degli oggetti inutili.

Proprio lei che “pone le basi della legge civile” e che dovrebbe quindi essere il punto cardine di ogni elezione.

416. In che cosa consiste la legge morale naturale?

La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, consiste in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa legge civile. (Compendio del Catechismo)

E allora avanti.

Prima di inoltrarci nel riepilogo della legislatura che si chiude, prima di ricominciare ad analizzare i programmi, prima di fare le scelte, occorre un buon ripasso generale a livello teorico.

Dovrò per forza ripetermi, ma ormai lo sai: scrivo per te, ma non solo per te. Non è detto che chi legge siano le medesime persone del 2008.

 

I 4 pilastri

I comandamenti dal quarto al decimo indicano la base minima per il funzionamento di una società ordinata, e individuano di fatto quattro pilastri:

- vita (non uccidere),

- proprietà privata (non rubare, non desiderare la roba d’altri),

- famiglia (onora il padre e la madre, non fornicare, non desiderare la donna d’altri),

- verità (non dire falsa testimonianza).

Quattro pilastri che si illuminano a vicenda, non indipendenti tra loro, ma legati fortemente l’uno con l’altro, fino a diventare un tutto unico.

La vita è un assoluto. Ma la verità ci illumina e ci fa capire che l’assoluto è solo la vita dell’innocente e del giusto. La vita del colpevole può invece essere “disponibile”, ad esempio nei casi tipici della legittima difesa, o della difesa dell’innocente da un ingiusto aggressore.

2264 L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. E’ quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale. Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7].

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità. (Catechismo della Chiesa Cattolica)

La proprietà privata è un assoluto. Ma non può andare a danno della vita e dei bisogni immediati delle persone.

2408 Il settimo comandamento proibisce il furto, cioè l’usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Non c’è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni. E’ questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l’unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti..) è di disporre e di usare beni altrui [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 69]. (Catechismo della Chiesa Cattolica).

La famiglia è un assoluto. Ma la separazione familiare è lecita se la cattiveria o la follia di un coniuge mette a repentaglio vita e beni dei familiari.

2383 La separazione degli sposi con la permanenza del vincolo matrimoniale può essere legittima in certi casi contemplati dal Diritto canonico [Cf Codice di Diritto Canonico, 1151-1155]. Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale.

2384 Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente. (Catechismo della Chiesa Cattolica)

La verità è un assoluto. Ma la verità va detta solo a persona che sia legittimata a conoscerla. Non c’è violazione della verità se mento a un nazista che vuole catturare un ebreo.

2489 La carità e il rispetto della verità devono suggerire la risposta ad ogni richiesta di informazione o di comunicazione. Il bene e la sicurezza altrui, il rispetto della vita privata, il bene comune sono motivi sufficienti per tacere ciò che è opportuno non sia conosciuto, oppure per usare un linguaggio discreto. Il dovere di evitare lo scandalo spesso esige una discrezione rigorosa. Nessuno è tenuto a palesare la verità a chi non ha il diritto di conoscerla [Cf Sir 27,16; Pr 25,9-10 ]. (Catechismo della Chiesa Cattolica)

Tienili sempre nella mente, questi quattro pilastri.

Sono quattro assoluti semplici e ovvi, alimentati da secoli di filosofia pulita, e dovrebbero essere patrimonio naturale di ogni persona che entra nell’agone politico.

E invece noi abbiamo dei politici che fanno a gara per indebolire i quattro pilastri.

Quattro pilastri.

Quattro “princìpi non negoziabili”.

 

I princìpi non negoziabili

Ti trascrivo un brano del discorso di Benedetto XVI rivolto ai partecipanti di un convegno promosso dal Partito Popolare Europeo. E’ un testo del 30 marzo 2006, Benedetto XVI era Papa da meno un anno, e questo indica come i princìpi non negoziabili siano da sempre ai vertici nel suo pensiero.

Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:

- tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale;

- riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale;

- tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.

Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa.

Cari amici, nell’esortarvi a essere credibili e coerenti testimoni di queste verità fondamentali attraverso la vostra attività politica e più basilarmente attraverso il vostro impegno a condurre una vita autentica e coerente, invoco su di voi e sulla vostra opera la permanente assistenza di Dio, nel cui nome imparto la mia Benedizione Apostolica su di voi e su quanti vi accompagnano.

Ti è tutto chiaro?

Sono certo di sì, dopo tanto leggere.

Tutto chiaro e semplice, ma da questa semplicità sorgono invece una gran quantità di obiezioni, che cerco di riassumerti.

 

Obiezione n.1 – Date a Cesare quel che è di Cesare

“Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Per molti dei “cattolici in politica” questo versetto è l’unico fondamento della loro formazione: Gesù ha separato Dio e Cesare, fede e politica, Chiesa e Stato. E quindi nel sedere in parlamento o in un altro consesso, il “cattolico in politica” prende atto di questa separazione e si regola “secondo coscienza”.

Dopo di che il Papa ha un bel da parlare di legge naturale universale, di princìpi non negoziabili, di leggi ingiuste che non vanno obbedite.

Il criterio minimale scelto dal “cattolico in politica”, la separazione, fa sì che le parole del Papa siano incomprensibili, quando non derise.

“Gesù ha separato Dio e Cesare. In democrazia non ci possono essere princìpi non negoziabili. Non possiamo pretendere di imporre le nostre idee di fede a chi non crede”.

Quante volte l’hai sentita questa frase?

E’ una frase che in due righe contiene errori molteplici.

Innanzitutto Gesù non ha separato Dio da Cesare. Ha definito una sfera di autonomia, ma non ha sancito una separazione. Rendiamo a Cesare quel che è di Cesare, rendiamo a Dio quello che è di Dio. Ma anche Cesare deve rendere a Dio quel che è di Dio.

Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”. Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto.”

Il potere viene dall’alto per Pilato, funzionario intermedio, ma viene dall’alto per tutte le forme di potere: Cesare non è Dio.

Inoltre non c’è distinzione concettuale tra un “Cesare sovrano assoluto” e un potere ottenuto attraverso forme democratiche: anche il potere democratico ha dei vincoli a lui superiori. Oppure pensiamo che, se fatto in forme democratiche, il popolo può sancire lo sterminio degli ebrei?

Oppure  “può un parlamento stabilire che Dio non è Dio?” (come disse San Tommaso Moro nel film “Un uomo per tutte le stagioni”).

Infine i “prìncipi non negoziabili” non sono “idee di fede”. Ricevono ulteriore luce dalla fede, ma non sono verità di fede.

I princìpi non negoziabili derivano dalla legge naturale universale, ed essa è appunto “naturale” e “universale”, ossia valida per gli uomini in ogni tempo, luogo e circostanza.

Quindi noi non imponiamo nulla chiedendo il rispetto dei princìpi non negoziabili: chiediamo semplicemente a ogni politico di capire i pochi pilastri che tengono in piedi la società umana.

 

Obiezione n.2 – Il “fideismo” democratico

“Non c’è bisogno di definire dei princìpi non negoziabili, perché il metodo democratico, educando le persone alla discussione, al rispetto delle idee altrui, al rispetto della maggioranza, non potrà mai arrivare a creare le aberrazioni tipiche di un regime totalitario”.

Il fideismo democratico è molto diffuso, ma è un falso. Gli uomini possono essere buoni o cattivi, e non c’è nessuna certezza che in democrazia non si possa formare una “maggioranza di cattivi”.

Giovanni Paolo II ne era ben consapevole: “Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”.

E anche Benedetto XVI non parla di un “dominio” del relativismo, ma di una “dittatura del relativismo” (2).

La democrazia è solamente un metodo di lavoro. Non può prescindere dagli assoluti che la precedono. E del resto che cosa è una Costituzione se non il tentativo di definire degli assoluti di base?

Gli assoluti di base esistono. Se non esistono, allora a ognuno è lecito legiferare come gli pare.

Ma allora, per favore, annullate il processo di Norimberga e riabilitate i gerarchi nazisti: anche loro pensavano che non ci fossero degli assoluti al di sopra della loro legislazione.

 

Obiezione n.3 – Il pauperismo

“La proprietà privata non è un diritto naturale e non è un pilastro assoluto. Esiste infatti una destinazione universale dei beni della terra”.

Questa obiezione l’hai sentita anche tu a San Polo (3). E’ un grave errore, che cerco di raddrizzare con il punto 49 della Quadragesimo Anno (Pio XI, 15 maggio 1931)

49. E veramente dal carattere stesso della proprietà, che abbiamo detta individuale insieme e sociale, si deduce che in questa materia gli uomini debbono aver riguardo non solo al proprio vantaggio, ma altresì al bene comune. La determinazione poi di questi doveri in particolare e secondo le circostanze, e quando non sono già indicati dalla legge di natura, è ufficio dei pubblici poteri. Onde la pubblica autorità può con maggior cura specificare, considerata la vera necessità del bene comune e tenendo sempre innanzi agli occhi la legge naturale e divina, che cosa sia lecito ai possidenti e che cosa no, nell’uso dei propri beni. Anzi Leone XIII aveva sapientemente sentenziato: avere Dio lasciato all’industria degli uomini e alle istituzioni dei popoli la delimitazione delle proprietà private (enc. Rerum novarum, n.7). E invero, come dalla storia si provi che, al pari degli altri elementi della vita sociale, la proprietà non sia affatto immobile. Noi stessi già lo dichiarammo con le seguenti parole: Quante diverse forme concrete ha avuto la proprietà dalla primitiva forma dei popoli selvaggi, della quale ancora ai dì nostri si può avere una certa esperienza, a quella proprietà nei tempi e nelle forme patriarcali, e poi via via nelle diverse forme tiranniche (diciamo nel significato classico della parola), poi attraverso le forme feudali, poi in quelle monarchiche e in tutte le forme susseguenti dell’età moderna (Alloc. al Comitato dell’A.C. per l’Italia, 16 maggio 1926). La pubblica autorità però, come è evidente, non può usare arbitrariamente di tale suo diritto; poiché bisogna che rimanga sempre intatto e inviolato il diritto naturale di proprietà privata e di trasmissione ereditaria dei propri beni, diritto che lo Stato non può sopprimere, perché l’uomo è anteriore allo Stato (enc. Rerum novarum, n.6), ed anche perché il domestico consorzio è logicamente e storicamente anteriore al civile (enc. Rerum novarum, n.10). Perciò il sapientissimo Pontefice aveva già dichiarato non essere lecito allo Stato di aggravare tanto con imposte e tasse esorbitanti la proprietà privata da renderla quasi stremata. Poiché non derivando il diritto di proprietà privata da legge umana, ma da legge naturale, lo Stato non può annientarlo, ma semplicemente temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune (enc. Rerum novarum, n.35). Quando poi la pubblica autorità mette così d’accordo i primati domini con le necessità del bene comune, non fa opera ostile ma piuttosto amichevole verso i padroni privati, come quella che in tal modo validamente impedisce che il privato possesso dei beni, voluto dal sapientissimo Autore della natura a sussidio della vita umana, generi danni intollerabili e così vada in rovina; né abolisce i privati possessi, ma li assicura; né indebolisce la proprietà privata, ma la rinvigorisce.

La proprietà privata è diritto naturale.

Lo Stato può regolare l’uso di tale proprietà, e in questa sua regolazione lo Stato è sempre preso tra i due estremi, entrambi perniciosi, dell’individualismo e del collettivismo.

La Chiesa invece invita all’equilibrio della giusta generosità, che deve essere incentivata dallo Stato in vista del bene comune, ma che non può essere imposta.

 

Obiezione n.4 – L’obiezione benevola

“I quattro pilastri che elenchi (vita, proprietà, famiglia, verità) hanno solo una vaga assonanza con i princìpi non negoziabili elencati da Benedetto XVI”.

Questa è l’obiezione benevola di chi conosce i princìpi non negoziabili. Ed è un’obiezione che ha (apparentemente) delle ragioni.

Vediamo allora in dettaglio.

Primo pilastro, vita. Il Papa specifica che la vita va tutelata in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale. Un tempo il problema era solo l’aborto, poi con la fecondazione artificiale e con le pillole abortive si è dovuti precisare “dal primo momento del concepimento”. Anche l’eutanasia è una questione relativamente recente che ha richiesto la frase “fino alla morte naturale”. Ok, sul primo pilastro c’è perfetta coincidenza.

Terzo pilastro, famiglia. Il Papa chiede “riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale”. Ottimo, anche sul terzo pilastro la coincidenza è perfetta.

Quarto pilastro, verità. Qui il Papa sembra parlare diversamente, perché parla invece della “tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli”. In altri casi ha citato tra i princìpi non negoziabili il diritto alla libertà religiosa. Entrambi i punti attengono strettamente al pilastro della verità. Che cosa è l’educazione dei figli se non il cercare di condurli alla verità? E nel pilastro “verità” ci sta ovviamente anche il diritto di seguire il vero Dio e la vera religione. In altre parole, per fare un esempio, se il Dio Vero mi insegna queste parole

Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. […]

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. (Matteo, 5)

io ho il diritto naturale di insegnare queste cose ai miei figli, ai miei studenti, e a chiunque, anche se lo Stato ha legittimato l’adulterio attraverso la legge del divorzio che consente un nuovo “matrimonio civile”.

Sì, anche in questo caso, parlando di libertà di educazione, il Papa non fa altro che ribadire il pilastro della “verità”.

Ma il secondo pilastro, la proprietà privata, dov’è finito? Il Papa l’ha dimenticato?

Tengo la questione un attimo in sospeso, perché ho la quinta obiezione da trattare, forse la più pericolosa.

 

Obiezione n.5 – La più bella del mondo

Cara Irma, una premessa: Benigni mi annoia.

A volte provo ad ascoltarlo, ma dopo qualche minuto la noia mi prende e non mi lascia più.

Perciò mi scuserai se parlo de “La più bella del mondo” solo per sentito dire: ho provato a guardare degli spezzoni RAI ma non ce l’ho fatta.

Così mi sono accontentato di cercare su Internet delle citazioni lunghe e virgolettate, che denotassero una certa affidabilità. Scelgo questo brano, tratto da un articolo di Luigi Amicone (e a lui passo la colpa se la citazione non fosse esatta).

«La Costituzione è la nostra mamma, ci protegge da qualsiasi cosa, andate a vedere quello che c’è scritto, voi non dovete avere paura, una cosa di una bellezza, e poi è tutta a favore, avete visto i 10 Comandamenti, è tutto un no, non desiderare quello non desiderare quell’altro, non rubare, non fornicare.

La Costituzione è tutto un sì, sì, sì, desiderare, desiderare è tuo. Il bisogno si placa, il desiderio mai… è la legge del desiderio, è la Costituzione italiana. Hanno fatto diventare legge un sentimento!

Hanno fatto diventare un sogno legge, vi dovete aiutare, c’è il dovere di solidarietà, richiede l’adempimento ad ognuno di noi, noi dobbiamo aiutarci, un passo di una portata enorme, qualcuno potrebbe farci la multa se non aiutiamo qualcuno che sta peggio di noi , quando entrerà in vigore questa legge sarà una cosa straordinaria, ne dice una ancora più bella, dice di non agire perché ci viene imposto, ma perché ci deve venire spontaneo, hanno messo per legge anche la spontaneità, perché ci distingue come esseri umani, e per questo che ci siamo evoluti, non siamo rimasti bestiacce, lo dice C. Darwin.

Con l’evoluzione della specie, noi siamo così come siamo perché amiamo quel sentimento della solidarietà che se tu stai male io vengo e ti aiuto e so che tu lo farai con me, ci siamo evoluti per questo e non solo ma addirittura magnifica il Vangelo, nel Vangelo c’è il precetto che conosciamo tutti: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”; qui è propositivo fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Sono riusciti per la prima volta nella storia a mettere assieme Darwin e la Bibbia». (Roberto Benigni, spettacolo RAI “la più bella del mondo”)

Benigni mi annoia, ma gli riconosco la qualità di “comico ante Berlusconi”: ha Berlusconi come argomento frequente, ma parla anche di altro.

Devo anche definirlo “colto”, perché, quanto meno, ha letto la Divina Commedia in età adulta, cosa che io mi son ben guardato dal fare.

Mi chiedo quindi come possa un uomo colto dire tante sciocchezze in una frase sola.

I Comandamenti, cioè la legge naturale universale, è tutto un NO, mentre la “mamma Costituzione” è tutto un SI.

Benigni è troppo colto per non sapere che “omnis determinatio est negatio”. Se non è inserito in un quadro di doveri, il diritto semplicemente non esiste. In altre parole, per avere dei SI, è necessario avere dei NO. Non ci può essere una “legge del desiderio”, proprio perché il desiderio non si placa mai.

La Costituzione parla di “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, ma lo poteva dire nel 1946-1948 quando ancora c’era un sottofondo cristiano a unificare la nazione. Caduto questo sottofondo, il “dovere di solidarietà” diventa semplicemente un blando auspicio e non può certo essere sanzionato con una multa. Benigni afferma che quando saremo multati se non aiutiamo chi sta peggio di noi sarà una cosa straordinaria, e invece sarà un bel passo verso il totalitarismo.

«Nel Vangelo c’è il precetto che conosciamo tutti “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”».

Come no, lo conosciamo tutti. Solo che nel Vangelo quel precetto non c’è. C’è invece (Matteo 7,12) “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”.

Gesù, non la Costituzione, ti spinge alla solidarietà per amore.

Ma la cosa che più fa soffrire è questa descrizione di una Costituzione campata per aria, fuori del suo contesto storico. L’Assemblea Costituente parte nel 1946 e finisce nel 1948. Inizia i lavori in un’Italia distrutta, con 6 province che non hanno potuto votare, con 3 province che perderemo definitivamente, con una guerra civile ancora in corso (don Pessina viene ucciso il 18 giugno 1946, la Costituente inizia a lavorare il 25 giugno; il sindacalista Fanin, per dirne uno, viene ucciso addirittura il 4 novembre 1948).

Ora le persone serie che sedettero nella Costituente tutto avevano in mente tranne che una “legge dei desideri”. Avevano solo il desiderio che l’orrore non tornasse più, altro che amalgamare Darwin e la Bibbia. Cercarono così di tradurre nella legge base della Repubblica i 4 pilastri che ho prima citato. Ci pensarono poi i mediocri politici successivi ad erodere i 4 pilastri, mantenendo in vita solo la facciata della Costituzione, come se fosse una specie di feticcio.

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. La facciata resta. Però abbiamo abortito 6 milioni di bambini. E’ bastato affermare che non sono uomini.

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Matrimonio indissolubile, ovviamente. “Fondata sul matrimonio divorziabile” equivarrebbe a non fondarla. La facciata resta, eppure 22 anni dopo arrivò il divorzio, e adesso si straparla su ogni genere di convivenza.

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Bella facciata, certamente. Ma gli interessi passivi sul debito pubblico non sono una spesa pubblica, sono erosione illegittima di proprietà privata. Travasano denaro dai poveri ai ricchi, altro che “criterio di progressività” costituzionale.

“La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”. Bella facciata. Ma trattamento scolastico equipollente significa: pari qualità, pari spesa per le famiglie. O no?

Benigni è pericolosissimo e il suo spettacolo ha fatto un danno enorme.

Ha fatto passare l’idea che la Costituzione sia ancora intatta e vergine come la era nel 1948.

Ha fatto passare l’idea che i NO siano dannosi e che il desiderio sia legge. E’ questa idea che inquina nelle menti il concetto di legge naturale universale. E’ questa l’idea che prepara il totalitarismo.

Perché prima o poi arriva quello che ha il desiderio balordo e ha anche le forze a disposizione per realizzarlo…

 

I 4 pilastri e il totalitarismo

Quando vedi qualcuno che scalpella uno dei 4 pilastri, puoi essere certa che il totalitarismo è in arrivo.

E il totalitarismo a volte arriva coi baffetti, a volte coi baffoni, e a volte con le facce paciose dei leader democratici.

“Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”.

“Siamo nella dittatura del relativismo”.

Ma finalmente, oltre che nelle parole dei Papi, l’ho visto scritto anche in un normale articolo di Avvenire.

Umberto Folena, 2 febbraio 2013: “Ci stanno cambiando le parole per cambiarci il cervello. A riprova che la madre dei totalitaristi è sempre incinta”. E parlava di Hollande, non di Hitler. Bravo Folena.

Noi, se ci pensi, siamo in una posizione davvero privilegiata: abbiamo già visto le società che hanno demolito i primi due pilastri, stiamo vivendo nella società che demolisce il terzo pilastro, e sappiamo dal Catechismo come sarà la società che demolirà il quarto e ultimo pilastro.

I nazisti. Li ricordiamo come “quelli dell’attacco alla vita”: uccidere, sterminare. Quando definiamo i nazisti li chiamiamo “feroci”. Hanno prodotto alcuni milioni di morti. La nostra consapevolezza del loro orrore è piena.

I comunisti. L’attacco alla proprietà privata. Uccidere per “giustizia”, per il “sole dell’avvenire”. I dirigenti comunisti Guareschi li definiva “cupi”. 100 milioni di morti. Dobbiamo constatare che la nostra consapevolezza di questo orrore è molto bassa.

Il nostro mondo democratico. L’attacco alla famiglia. Uccidere come “diritto”. Il nostro emblema è l’intellettuale “pensoso e aperto”, il tuttologo da talk show televisivo. 1 miliardo di morti per aborto (cifre al ribasso), per non parlare degli embrioni. La nostra consapevolezza di questo orrore è quasi nulla: quanti di noi si alzano al mattino angosciati per il fatto che all’ospedale di Reggio moriranno alcuni innocenti alla tal data e alla tal ora?

Infine il mondo dell’Anticristo. L’attacco alla verità.

675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.

677 La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa. (Catechismo della Chiesa Cattolica)

E’ probabile che quel mondo sia dominato dall’eutanasia descritta da Benson nel libro “Il padrone del mondo”: siamo alla fase dell’uccidere come “dovere”. Un mondo di morti ammazzati, e ammazzati in allegria.

Dal totalitarismo feroce al totalitarismo sorridente: questo è il percorso che inganna e ingannerà molti.

E’ per questo che non servono a nulla le “Giornate della Memoria”: sono utili per ricordare chi ha sofferto, ma sono inutili per fare sì che l’orrore “non accada mai più”.

Il diavolo non è mica stupido: si presenta con baffetti e baffoni quando il mondo ha desiderio di baffetti e baffoni. Cerca il “consenso”. Adesso si presenta sotto le sembianze della tolleranza democratica.

 

Torno al secondo pilastro

Torno al secondo pilastro, la proprietà privata, pilastro che Benedetto XVI sembra dimenticare.

Eppure noi siamo certi che la proprietà privata è “principio non negoziabile”, diritto naturale affermato da molti Papi per molti decenni, ai più alti livelli magisteriali.

Come si spiega questo silenzio?

Io credo che sia una questione di tipo pastorale: del diritto di proprietà privata se ne sta facendo un uso spietatamente individualistico, per cui il citarlo tra i princìpi non negoziabili potrebbe generare confusione nelle persone.

Ma supponiamo che al Papa sia sfuggita una questione.

Supponiamo che l’attacco alla proprietà privata non avvenga più nei modi beceri del comunismo, ma con un sofisticato meccanismo matematico che, silenzioso e invisibile, toglie continuamente denaro ai poveri, dirottandolo verso i ricchi. E che gli effetti di questo “drenaggio” vengano addebitati, da parte dei media e del sistema bancario, agli Stati “spreconi”, ai “parassiti evasori”, ai popoli “che vivono al di sopra delle proprie possibilità”.

Se il Papa si accorgesse di questo fatto, la proprietà privata tornerebbe alla ribalta come “principio non negoziabile”, suo luogo naturale. Per ora però la questione è nota a una “rete” dalle maglie troppo larghe, persone troppo sparse sul territorio per poter fare massa critica e generare opinione.

Vittorio se lo chiede spesso: “Ma possibile che nella Chiesa nessuno si renda conto di questa questione?”.

Beh, siamo Chiesa anche noi. E del resto il Concilio Vaticano II ce lo chiede esplicitamente.

[…] Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.

Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del magistero. (Gaudium et Spes, 43)

Bene.

Noi sappiamo che la proprietà privata delle persone che lavorano è sotto attacco attraverso un metodo matematico ideato da chi non ha bisogno di lavorare, metodo matematico che succhia il sangue dell’economia attraverso gli interessi passivi.

Di questo siamo certi e, alla luce del Vaticano II, assumiamo la nostra responsabilità e aggiungiamo la difesa della proprietà privata tra i princìpi non negoziabili, principio non negoziabile attaccato da un metodo matematico diabolico ideato da un liberismo sorridente e criminale.

E terremo conto di questo principio nel valutare le forze politiche.

Parlo al plurale non come “plurale maiestatis”, ma perché mi sento inserito in una rete di amici che conoscono e affermano le medesime cose.

Ore 23.54, fine della prima puntata.

Buona notte

Giovanni

 

 

 

NOTE

(1) Con quel “toc toc” Irma evocava la vicenda di Dino Boffo. Ma la faccenda del “toc toc” è un piccolo segreto tra me e lei, e non è spiegabile in questa sede.

(2) Per vedere come il relativismo si trasforma in “dittatura del relativismo” può essere utile leggere il testo nella sezione “Lettere ai giornali e varie” intitolato “2011-04-06 Giornate della laicità”.

(3) A San Polo d’Enza, 23 luglio 2012, il consigliere regionale Paolo Pagani ha affermato che la proprietà privata non è un diritto naturale. Contestato, per fortuna, da un signore del pubblico.