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49 - Voto inutile (forma a domande e risposte) PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Mercoledì 02 Aprile 2008 22:13

San Martino in Rio, 2 aprile 2008

Cara Irma,

ti mando la forma sintetica del testo n.48 sul cosiddetto “voto inutile”. Procedo a domande e risposte, come nel Compendio del Catechismo.

Che cosa è la “certezza politico / elettorale” ?

E’ la certezza, disponibile anche ai ragionamenti dell’elettore comune (1), che gli spostamenti dell’elettorato, tra elezioni omogenee tra loro, statisticamente non sforano il tetto di alcuni punti di percentuale.

Nella cosiddetta “prima Repubblica” gli scostamenti più clamorosi furono un calo del 6% per la Democrazia Cristiana nel 1983 e la sparizione dello PSIUP che aveva oltre il 4% di percentuale (venne ribattezzato Partito Scomparso In Un Pomeriggio). La crescita più clamorosa fu probabilmente quella della Lega nel 1992 rispetto al 1987 (quasi 8%), ma eravamo già nel contesto di “morte della prima repubblica”.

C’è poi il caso particolare della DC del 18 aprile 1948, che guadagnò il 13% rispetto al 1946, ma quella era una “guerra” per la vita e per la morte, non era un’elezione.

Dove si utilizza questa forma di “certezza elettorale”?

Il caso tipico è quello dell’individuazione dei cosiddetti “collegi sicuri” nel sistema elettorale maggioritario: luoghi dove nessun ribaltamento elettorale risulta praticamente possibile.

Ad esempio, nel vecchio collegio uninominale Carpi + Correggio + San Martino in Rio il centro sinistra viaggiava sul 66% e il centro destra viaggiava sul 32%: nel 1994, 1996, 2001 era un collegio iper-sicuro.

In un collegio simile non ha senso fare ragionamenti politici che sperino nella possibilità di un ribaltamento in una sola tornata elettorale.

E il cosiddetto “voto inutile” a cosa è legato?

E’ legato essenzialmente ai collegi maggioritari, in cui un candidato vince e tutti gli altri perdono. Se si presentano tre candidati e uno di loro ha la “certezza elettorale” di perdere, l’elettore potrebbe ritenere inutile votare quel candidato, anche se è il suo preferito, per scegliere invece il meno peggio tra gli altri due.

Ad esempio, nelle elezioni 1994, in un collegio del nord si presentavano tre candidati principali (AN e le liste minori andavano per conto loro): un candidato si presentava per i Progressisti (PDS + PSI + Verdi + Rifondazione Comunista + La Rete), uno per il Patto per l’Italia (Partito Popolare + Patto Segni), uno per il Polo delle Libertà (Forza Italia + CCD + Unione di centro + Lega).

Posto che in ogni collegio veniva eletto un solo candidato, e posto che le percentuali stimabili per il Patto per l’Italia erano meno della metà rispetto agli altri due raggruppamenti, votare il Patto per l’Italia era come buttare via il voto. Poteva invece convenire scegliere quale era il meno peggio tra i due candidati dei partiti più grossi.

Nel 1994 però il “voto inutile” non era perfetto, perché c’era comunque un “recupero proporzionale” del 25%: diciamo che il “voto inutile” era, più precisamente, “voto inutile al 75%”.

Perché, dopo il 1994, non si è più parlato di “voto inutile”?

Perché nel 1996 e 2001 c’erano solo due coalizioni, Polo e Ulivo, e le altre liste erano minuscole liste di rappresentanza, senza speranze e senza visibilità.

E anche nel 2006, con un sistema proporzionale con premio di maggioranza, c’erano solo due coalizioni e anche le briciole di voto erano utili. Anzi, erano più che utili, tanto che la vittoria dell’Unione avvenne solo con lo 0,13% di vantaggio.

E prima del 1994?

Prima del 1994 c’era il proporzionale puro, per cui tutti i voti erano utili.

L’unico tentativo di sistema proporzionale con premio di maggioranza avvenne nel 1953 con la cosiddetta “legge truffa”.

Cos’è la “legge truffa”?

Era una legge nella quale scattava un grosso premio di maggioranza se una coalizione aveva il 50% dei voti + 1: in quel caso la coalizione riceveva i 2/3 (due terzi) dei parlamentari, per consentirle di governare in tutta tranquillità.

Le opposizioni la definirono “legge truffa” perché di fatto diminuiva nettamente la loro rappresentanza parlamentare.

E il “voto inutile” cosa c’entra in questo caso?

Si diceva all’incirca “Attenzione! Se date il voto ai monarchici e ai missini (2), invece di darlo alla Democrazia Cristiana, di fatto aiutate i comunisti, perché la coalizione tra comunisti e socialisti potrebbe vincere anche per un solo voto, e così avrebbe i 2/3 dei parlamentari e tra questi parlamentari i comunisti sarebbero la maggioranza assoluta. Il voto a monarchici e missini è inutile in funzione anticomunista”.

Era vero?

Matematicamente il ragionamento era “scassato”. Ma Giovannino Guareschi sul giornale “Candido” sosteneva soprattutto che la frase era concettualmente falsa; usò un argomento interessante, buono anche per le elezioni 2008. Questa la sua tesi:

“…nei riguardi dell’Italia il pericolo comunista deve chiamarsi con maggiore esattezza: ‘Pericolo che i comunisti conquistino legalmente il potere’ (3). Questo pericolo, grave, c’era nel 1948. Oggi non c’è più: per la semplice ragione che se si fosse pensato che i comunisti possono arrivare a ottenere la metà dei voti validi più uno, Scelba (4) e il Governo DC mai avrebbero varato la legge elettorale che dà, col premio dell’apparentamento, la maggioranza assoluta a chi realizza appunto la metà dei voti validi più uno.”

Detto in altri termini: se Scelba, che non era un folle, aveva creato la “legge truffa”, significava che era certo al 100% che comunisti + socialisti non potevano vincere, altrimenti non avrebbe mai concepito una legge che rischiava di dare la maggioranza assoluta dei parlamentari al Partito Comunista. La legge truffa aveva quindi un altro scopo.

Che scopo aveva?

Quello di eliminare il partito monarchico dalla scena politica e comunque di ridurre ai minimi termini l’opposizione di destra.

E cosa c’entra tutto questo col 2008?

Anche nel 2008 si sente una frase molto simile: “Attenzione! Se date il voto a Ferrara e UDC, invece di darlo al PdL, di fatto aiutate Veltroni, perché Veltroni potrebbe vincere anche di un solo voto e avere così il 55% dei seggi alla Camera”.

E’ una tesi realistica?

Possiamo riproporre per Berlusconi ciò che dicemmo prima per Scelba: se Berlusconi, che non è un folle, ha scaricato l’UDC, significa che è certo al 100% che Veltroni non può vincere, altrimenti non avrebbe mai scaricato l’UDC regalando per la seconda volta il governo alla sinistra.

Significa allora che la sua mossa ha un altro scopo, lo scopo di eliminare l’UDC dalla scena politica.

Ma i sondaggi indicano che Berlusconi potrebbe davvero perdere!

I sondaggi sono pesantemente inquinati dal numero di indecisi, e fallirono miseramente le loro previsioni nel 2006: Prodi doveva vincere con ampio margine secondo i sondaggi, mentre di fatto arrivò un “quasi pareggio”.

La valutazione va fatta su numeri e fatti.

Quali numeri e quali fatti?

I numeri del voto proporzionale del 2006, molto vicino a noi nel tempo, unito agli avvenimenti politici accaduti. Risommando i voti 2006 secondo le nuove coalizioni otteniamo questi risultati:

PdL (che ha assorbito Forza Italia + AN + Nuova DC + Mussolini) + Lega fanno il 42,06%;

PD (che ha assorbito DS + Margherita) + entrata dei radicali (consideriam la metà della Rosa nel Pugno 2006) + Di Pietro fanno il 34,87%;

Arcobaleno 10,22%; UDC 6,76%; Socialisti 1,60%; Destra 0,60%; PLI 0,03%. Ci sono poi i dispersi vari che assommano al 3,86% (il grosso è costituito dall’UDEUR e dai Pensionati).

Quindi il PdL parte con un vantaggio iniziale del 7,19%.

E gli avvenimenti politici da tenere presenti quali sono?

- Pessimo governo Prodi e legislatura finita in due anni: vantaggio (+) per il PdL, svantaggio (-) per il PD.

- Distacco della Destra da Alleanza Nazionale: svantaggio (-) per il PdL

- Fuoriusciti a sinistra dal PD (Mussi, ecc.): svantaggio (-) per il PD

- Fuoriusciti cattolici dal PD a causa dell’entrata dei radicali: svantaggio (-) per il PD

- Trasferimento da Arcobaleno a PD degli antiberlusconiani: vantaggio (+) per il PD

- Trasferimento da UDC a PdL (Giovanardi, ecc.): vantaggio (+) per il PdL

- Distribuzione di UDEUR e Pensionati tra destra e sinistra: vantaggio (+) per entrambi.

- Incognita Ferrara che pescherà in molte parti, anche se non sappiamo quanto pescherà. Svantaggio (-) per entrambi.

Con l’elenco di questi avvenimenti si arriva a questa stima: Pdl + Lega: 44%; PD + Di Pietro: 34%; Arcobaleno 8%; UDC 6%; Ferrara e altre liste 4%; Socialisti 2%; Destra 2%.

Nessun sondaggio però segnala un 10% di vantaggio del PdL sul PD.

Questi sono i numeri e i fatti, e formano la base di partenza della campagna elettorale.

Ci saranno certamente degli spostamenti, ma saranno spostamenti che con “certezza elettorale” staranno nell’ambito dei pochi punti di percentuale. La vittoria PdL alla Camera nel 2008 è quindi certa, è nell’ambito della perfetta “certezza elettorale”.

Dopo un governo come quello di Prodi è impossibile perdere il 10% di vantaggio in una campagna elettorale.

E se invece il PdL perdesse?

Che definizione daresti di un leader che riesce a perdere, essendo stato all’opposizione, un vantaggio matematico (non di sondaggi!) del 10%? Sarebbe come Napoleone in Russia: un capo che ha sbagliato completamente i suoi calcoli, un capo che ha fatto il suo tempo.

Ma poiché Berlusconi non è un incapace, come non lo era Scelba nel 1953, significa che ha la certezza assoluta che la vittoria non andrà alla sinistra.

Va bene. Il PdL vince. E poi che accade?

PdL + Lega sono la coalizione vincente e, anche se avranno solo il 44% dei voti, avranno il 55% dei seggi. Le altre liste si divideranno il rimanente.

Il rimanente è meglio che vada a UDC e Ferrara, perché i loro programmi rispettano ciò che resta della legge naturale universale, mentre PD e Arcobaleno vogliono violare la legge naturale universale.

Ecco che di colpo il “voto inutile” si rivela, alla Camera, l’unico voto utile.

Ma c’è il problema del Senato: lì le cose sono diverse.

Sono diverse, ma noi votiamo in Emilia Romagna, e nella nostra regione gli spostamenti sono quasi impossibili. Il calcolo dei voti 2006 al Senato, ricomposti secondo le coalizioni attuali, dà questi risultati approssimativi.

1.200.000 voti per il PD + Di Pietro, 940.000 PdL + Lega, 350.000 Arcobaleno, 160.000 UdC, 80.000 dispersi vari di destra e di sinistra.

Quindi il PD ottiene i 12 seggi fissi del premio di maggioranza, PdL + Lega fanno 7 seggi (6 + 1 conquistato coi resti); Arcobaleno 2 seggi (spreca i resti); UDC zero seggi (non arriva all’8%).

Il PdL non potrebbe vincere la Regione?

E’ impossibile prendere il premio di maggioranza in Emilia Romagna per il PdL. La vittoria del centro destra in Emilia Romagna fa parte degli “eventi prodigiosi”, non degli “eventi politici”.

PdL + Lega non potrebbero almeno ambire ad avere 8 seggi invece di 7?

Anche se sembra incredibile, occorrono a PdL + Lega altri 900.000 (novecentomila) voti per arrivare a prendere l’ottavo seggio (5). Sembra davvero incredibile, perché con 940.000 voti ne ha già presi 7 di seggi: eppure è così.

Paradossalmente è molto più facile vincere la regione, piuttosto che arrivare all’ottavo seggio da perdenti.

Sono le stranezze che sempre accadono quando c’è qualche metodologia maggioritaria.

L’unico modo che avrebbe il PdL di avere l’ottavo e il nono seggio, sarebbe il “suicidio” totale della Sinistra Arcobaleno, molto improbabile in Emilia Romagna: suicidio totale, cioè andare sotto l’8%; se sta sopra l’8%, l’Arcobaleno conserverebbe i 2 seggi anche se perdesse 120.000 voti.

Ma questo evento del “suicidio totale” dipende dall’Arcobaleno, non da noi.

E allora per chi si vota al Senato?

L’unico movimento di voti che ha dei numeri possibili per modificare una situazione di seggi è questo: voti Arcobaleno che vanno al PD in funzione antiberlusconiana, voti dei cattolici PD che vanno all’UDC in funzione antiradicale, un po’ di astenuti e schede bianche che passano all’UDC, UDC che passa l’8% e toglie un seggio all’Arcobaleno.

Anche al Senato Emilia – Romagna, l’unico voto che ha la speranza di essere utile, rispetto ai numeri 2006, è quello all’UDC, visto che Ferrara al Senato non c’è.

C’è invece il rischio che il PdL perda il settimo seggio?

C’è, e in due diverse maniere.

Se il PD “consiglia” a un po’ di suoi elettori di votare Arcobaleno, l’Arcobaleno potrebbe prendere il terzo seggio a scapito del PdL (supponendo però che PdL + Lega restino fermi ai voti del 2006).

L’altra ipotesi è un po’ strana: elettori del PdL che passano dal PdL all’UDC, fanno calare i resti del PdL e ottengono così il risultato paradossale di regalare non un seggio all’UDC, ma un seggio all’Arcobaleno.

Che giri strani!

Ripeto che sono i “normali” giri strani dei sistemi con premi di maggioranza, o, peggio ancora, dei sistemi elettorali maggioritari.

Comunque al Senato per l’Emilia Romagna l’unico ragionamento “politico” serio è questo:

- il PD vince e prende i 12 seggi fissi

- i voti PdL + Lega stanno fermi al loro posto

- tendenzialmente PdL + Lega attraggono altri voti, perché sono un partito grosso e perché Prodi ha governato male (6)

- i voti che PdL + Lega attraggono non sono però sufficienti a prendere l’ottavo seggio, perché già il settimo è stato conquistato per un soffio, con i resti

- questo rafforzamento consentirà comunque di non essere “fregati” da spostamenti tattici di voti PD verso l’Arcobaleno

- l’unica battaglia politica, probabilmente persa ma tecnicamente possibile, è quella di un seggio conteso tra UDC e Arcobaleno

- l’UDC deve raggiungere l’8%, pescando dal non voto e dal PD (se per caso li pescasse dal PdL, allora davvero Berlusconi sarebbe come Napoleone in Russia, un capo che ha sbagliato i conti).

Ma le altre regioni?

A ciascuno il suo. Chiunque può prendere dal sito del Ministero degli Interni i voti 2006 nella sua regione e fare le sue oneste valutazioni probabilistiche.

Non posso fare l’analisi per ognuna delle regioni, ci tengo solo a sottolineare che al Senato il mio voto in Emilia Romagna non ha nulla a che spartire con il voto in un’altra regione: è necessario per ogni regione il ragionamento apposito.

A conclusione di tutto, mi dai uno slogan per i miei amici cattolici?

Due slogan. Ecco il primo:

“Il PdL parte con un vantaggio matematico del 10% sul PD; è impossibile perdere il 10% in una campagna elettorale, a meno che Berlusconi non sia come Napoleone in Russia.”

Il secondo è più importante.

Il PD, poiché vuole violare la legge naturale universale, non deve vincere. Ogni voto sottratto al PD è un voto utile.

Se la legge naturale universale potesse parlare, non chiederebbe altro.

 

Ciao

Giovanni

 

NOTE

(1) Ci sarà certamente una definizione statistica di questo tipo di certezza. Non ci interessa, perché qui dobbiamo solo aiutare le valutazioni della persona comune, che non ha accesso a complessi meccanismi di valutazione statistica.

(2) Monarchici, ossia il PNM, Partito Nazionale Monarchico, e missini, ossia MSI, Movimento Sociale Italiano, erano due partiti collocati a destra della coalizione di centro tra Democristiani + Liberali + Socialdemocratici + Repubblicani.

(3) Nel 1953 un pericolo comunista legato a un’invasione dell’Italia da parte dell’URSS veniva ormai ritenuta impossibile, visto che l’Italia era sotto l’ombrello degli USA.

(4) Scelba, ministro dell’Interno del tempo.

(5) Ovviamente, se il PdL prendesse altri 900.000 voti, stravincerebbe la regione: il problema dell’ottavo seggio con si porrebbe più, perché con la vittoria regionale (la otterrebbe anche “solo” con 300.000 voti) avrebbe i 12 seggi fissi.

(6) Per i consuntivi del governo Prodi e della legislatura vedi i testi n.33 e n.34

 
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