Home Lettere ai giornali e varie 2010-04-25 Mon cher directeur
2010-04-25 Mon cher directeur PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Sabato 29 Maggio 2010 08:26

San Martino in Rio, 25 aprile 2010

Mon cher Directeur, ce n’etait pas un enfant, ce n’etait pas un garçon, c’etait un jeune.

Caro Direttore,

ho voluto iniziare la lettera in francese perché, se avessi dovuto comprendere la vicenda del vescovo belga Vangheluwe dai media in lingua italiana, stavo fresco.

"Quand j'étais encore simple prêtre et un certain temps au début de mon épiscopat, j'ai abusé sexuellement d'un jeune de mon entourage proche. La victime en est encore marquée. Durant les dernières décennies, j'ai à plusieurs reprises reconnu ma faute envers lui, ainsi que sa famille et j'ai demandé pardon. Mais ceci ne l'a pas apaisé. Moi, non plus. La tempête médiatique de ces dernières semaines a renforcé le traumatisme. Ce n'est plus tenable. Je regrette profondément ce que j'ai fait et renouvelle mes excuses les plus sincères à la victime, sa famille, toute la communauté catholique et la société en général. J'ai présenté ma démission d'Evêque de Bruges au Pape, qui l'a acceptée ce vendredi. Désormais, je me retire”

Questo è il sobrio addio di mons. Vangheluwe.

Corriere della Sera: “ “Ho abusato di un bambino” Lascia anche il vescovo di Bruges ”.

Bambino? E dove mai il vescovo parla di un bambino? Il vescovo parla di un giovane del suo entourage. Cosa sia l’entourage lo sappiamo bene, “L’entourage de l’évêque est surpris, choqué et désarçonné ” scrive “Le Soir”, ma in italiano entourage viene tradotto con un generico “ambiente”, perché sarebbe un po’ strano parlare di un bambino all’interno dell’entourage.

Anche nei media francesi “jeune” diventa “jeune garçon”, oppure semplicemente “garçon” (virgolettato come se fosse parola detta da mons. Vangheluwe).

La Repubblica parla di “stupro”. E perché mai l’abuso sessuale dovrebbe configurarsi come “stupro”? L’abuso tra un vescovo cinquantenne (Vangheluwe è del 1936, quando fu nominato vescovo di Bruges nel dicembre 1984 aveva 48 anni) e un giovane del suo entourage va immaginato piuttosto come abuso di potere, con richieste anche di tipo sessuale.

Tutti i giornali (Avvenire compreso) iniziano il titolo dell’articolo con “Pedofilia”.

La victime était mineure au momente des premiers faits” (Le Répubblicain Lorrain). La frase può essere vera, ma nasconde l’altra verità: che la vittima era maggiorenne al momento dei fatti successivi. Questa non è una storia di pedofilia: il vescovo Vangheluwe si è dimesso per rimorso in seguito a una pratica omosessuale.

Paradossale: la feroce campagna orchestrata dai media internazionali sulla pedofilia nella Chiesa, nata per far crollare Benedetto XVI, ha fatto invece crollare il vescovo Vangheluwe per atti omosessuali compiuti vent’anni prima.

Perché paradossale? Perché Vangheluwe non rischiava nulla, la pratica omosessuale non è reato. A due anni dalla pensione non rischiava nulla nemmeno come vescovo, con un po’ di accortezza avrebbe potuto chiudere la “carriera” salvando l’immagine di vescovo stimabile. Esponendosi, ha aperto un nuovo fronte: la Chiesa ora potrà iniziare a fare pulizia per un altro genere di sporcizia, l’omosessualità praticata nel clero e nella gerarchia.

Ciò che prima era un “si dice”, adesso, dopo l’outing di mons. Vangheluwe, è una certezza.

Sarà una battaglia molto diversa e molto più difficile rispetto a quella sulla pedofilia, infatti:

  • la pratica omosessuale è fatta tra consenzienti, quasi sempre maggiorenni, e non ci sono quindi né reati né denunce;

  • le persone che praticano l’omosessualità tendono a formare gruppi che si autoproteggono;

  • la gente non ha le idee chiare sull’omosessualità, e tende a dare facili assoluzioni, ritenendola “innata”;

  • i media, scatenati contro la Chiesa sul tema della pedofilia con accuse di “ritardi” e “coperture”, sulla questione della pratica omosessuale andranno all’attacco per bloccare la Chiesa, accusandola di “discriminazione” e dell’immancabile “omofobia”.

Sono grato a mons. Vangheluwe per aver aperto questa porta, e pregherò per lui ogni giorno.

Giovanni Lazzaretti

 
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