Home Lettere ai giornali e varie 2010-04-10 La Libertà - Chi giudica le leggi ingiuste
2010-04-10 La Libertà - Chi giudica le leggi ingiuste PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Martedì 20 Aprile 2010 21:04

San Martino in Rio, 18 aprile 2010


Caro Direttore,

la lettera di Ermanno Rinaldini (La Libertà del 17 aprile) nasce dalla non conoscenza della legge naturale universale. La lettera iniziava così: “Lo Stato ha le sue leggi e tutti i suoi cittadini sono tenuti ad osservarle”. Questa frase è erronea. Era l’impostazione difensiva usata dai nazisti a Norimberga: “Noi abbiamo solamente obbedito alle leggi del nostro Stato”. Ma furono condannati, perché la frase giusta è “Alle leggi ingiuste non si deve obbedire mai, anche a costo della vita”. E noi infatti, che abbiamo condannato i gerarchi nazisti, onoriamo i giovani della “Rosa Bianca” che violarono la legge e furono decapitati.

Alle leggi ingiuste non si deve obbedire”. E’ una frase che si applica solo ai regimi dittatoriali? No, anche ai regimi democratici. Giovanni Paolo II ci ha ricordato che “una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”. L’ha ricordato anche Benedetto XVI il Giovedì Santo. Lo ricordava a suo tempo anche don Milani: “Poi le leggi dello Stato progredirono. Lasciatemi dire, con buona pace dei laicisti, che esse vennero man mano avvicinandosi alla legge di Dio. Così va diventando ogni giorno più facile per noi esser riconosciuti buoni cittadini. Ma è per coincidenza e non per sua natura che questo avviene. Non meravigliatevi dunque se ancora non possiamo obbedire a tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte.”

Il cattolico e l’uomo di buona volontà sanno quindi con certezza che esistono le “leggi ingiuste”.

Chi giudica se una legge è ingiusta? Verrebbe da dire “la Costituzione dello Stato”. Ma la Costituzione è essa stessa una legge (la legge fondamentale), e quindi essa stessa deve essere giudicata come giusta o ingiusta. Inoltre c’è sempre il rischio che la Costituzione esista e sia buona, ma che i legislatori ne abbiano perso lo spirito. Ad esempio, quando i nostri Costituenti scrissero “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” intendevano, ovviamente, matrimonio tra un uomo e una donna (e questa è una questione etimologica, non di legge) e lo intendevano indissolubile (“società naturale fondata sul matrimonio divorziabile” avrebbe fatto giuridicamente ridere).

Adesso l’impostazione ovvia del 1948 non è più cosa scontata, per cui è certo che i nostri legislatori hanno perso il contatto con lo spirito della Costituzione, preferendo attingere allo spirito della cosiddetta “autodeterminazione” di stampo radicale.

Chi giudica allora se una legge è ingiusta? Il giudizio non può che venire dalla legge naturale universale.

Supponiamo che un parlamento proponga una legge di questo tipo: “La pedofilia è consentita, purché il bambino sia consenziente, siano consenzienti i suoi genitori, e l’atto non avvenga per motivi di lucro”. La maggioranza democraticamente eletta la approva. Ma noi ci opporremmo decisamente, perché il diritto del bambino a non essere disturbato sessualmente è un diritto naturale, indisponibile per lo Stato, indisponibile per i genitori, e indisponibile per lo stesso bambino.

E’ solo la legge naturale universale che ci consente questa opposizione.

C’è certamente una distinzione tra Dio e Cesare, ma non c’è separazione. Dobbiamo dare a Dio quello che è di Dio; dobbiamo dare a Cesare quello che è di Cesare; ma anche Cesare deve dare a Dio quello che è di Dio. E questo “qualcosa” che Cesare deve a Dio è il rispetto della legge naturale universale.

La citazione di Enzo Bianchi usata da Ermanno Rinaldini è quindi quanto meno ambigua: “La Chiesa non può imporre che le proprie visioni etiche e morali siano tradotte in leggi dello Stato”. Questo è certo. Nella morale della Chiesa c’è anche la frase di Gesù “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. L’adulterio del cuore è peccato grave nella morale della Chiesa, e non può certo essere tradotto in legge dello Stato.

Ma la legge naturale universale NON E’ una legge propria della Chiesa: è legge naturale (ossia attiene alla natura dell’uomo) ed è universale (ossia è valida in ogni tempo, luogo e circostanza). Se lo Stato l’accantona, allora lo Stato può legiferare ogni aberrazione.

Le violazioni della legge naturale nella decadente società occidentale sono il divorzio, la contraccezione di Stato, l’aborto, la fecondazione artificiale, il testamento biologico con conseguente deriva eutanasica, la promozione delle cosiddette “coppie di fatto”, i cosiddetti “matrimoni” omosessuali, le legislazioni di “gender”, gli ostacoli alla libertà di educazione, eccetera.

L’obiezione di coscienza codificata nella legge 194 è preziosa, ma ci ha un po’ annebbiato le idee. Alla legge 194 bisognava disobbedire in ogni caso, anche se la legge 194 non avesse previsto l’obiezione di coscienza. L’uccisione dell’innocente è violazione della legge naturale universale, non solo ovvia violazione della morale cattolica.

L’ideologia radicale ha in odio la legge naturale universale; il grosso dei politici ne ignorano l’esistenza; ma almeno i cattolici non possono dire “non la conosco”: poiché il Papa ne parla continuamente, sarebbe ignoranza colpevole.

Un caro saluto

Giovanni Lazzaretti

 
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