San Martino in Rio, 1 novembre 2009 Caro Direttore, ora che Dino Boffo non è più nessuno, il suo caso non interessa più a nessuno. O meglio, interessa allo stesso Boffo che l’ha subito e a qualche cercatore di verità sparso per l’Italia. Ho catalogato la famosa “informativa” riga per riga, e questo è il risultato. testo della cosiddetta “Informativa” | valore | commento | RISCONTRO A RICHIESTA DI INFORMATIVA DI SUA ECCELLENZA | discorsivo | discorsivo e probabilmente falso; è quasi certo che l'Eccellenza richiedente non esiste | Il dottor Dino Boffo come da abstract di cui al retro è stato condannato con sentenza definitiva con patteggiamento ad una ammenda per molestie alle persone ai sensi dell’art. 660 c.p. | falso | è un decreto penale, non c'è sentenza né patteggiamento (il patteggiamento può esserci solo se c’è stata dichiarazione di opposizione, ma Boffo non fece opposizione) | La condanna è stata originata da più comportamenti posti in essere dal prefato in Terni dall’ottobre 2001 al gennaio 2002, | errato | l'inizio è agosto 2001 | mese quest’ultimo nel quale a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall’Autorità Giudiziaria, si è constatato il reato. | falso | non ci sono intercettazioni telefoniche, ma solo tabulati telefonici | Il Boffo è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni, | falso | la querela fu "contro ignoti" | destinataria di telefonate sconcie e offensive | VERO | contiene solo l'errore di ortografia "sconcie"; Boffo sostiene che le telefonate furono fatte da altra persona usando uno dei telefoni nella sua disponibilità | e di pedinamenti volti a intimidirla | falso | nessun pedinamento emerge dalle parole del GIP | onde lasciasse libero il marito | falso | la signora non aveva marito | con il quale il Boffo aveva una relazione omosessuale. | falso | il decreto di Terni (parola del GIP) non ha riferimenti con l'omosessualità | Accertato il reato il Procuratore della Repubblica rinviava a giudizio il prevenuto | banale | per uno che sta scrivendo una “informativa” la frase è quanto mai banale e generica; il procedimento del “decreto penale” si realizza infatti con questo percorso: richiesta, da parte del pubblico ministero, di una condanna ad una pena ed emissione da parte del GIP di un proprio decreto, che viene definito appunto decreto penale di condanna | che all’udienza dibattimentale di fronte al GIP chiedeva il patteggiamento, | falso | Boffo non ha patteggiato alcunché, non avendo fatto opposizione al decreto | accettando il massimo della pena | ambiguo | Boffo non ha “accettato il massimo”; semplicemente ha accettato la multa senza fare opposizione | (l’art. 660 c.p. prevede la condanna per molestie o disturbo alle persone sino a sei mesi ovvero l’ammenda fino a 516,00 euro). | banale | banale e imprecisa citazione dell'articolo 660 | Come noto la condanna in patteggiamento è secretata. | ambiguo | qui non ci fu patteggiamento, e l’autore ci descrive una conseguenza dell’inesistente patteggiamento | Precedentemente il Boffo aveva tacitato la parte offesa con un notevole risarcimento finanziario che [il testo va a capo in questo punto] | falso | Boffo conosceva la signora e non diede alcun risarcimento | per questo aveva ritirato la querela. | falso | la signora ritirò la querela quando seppe che le telefonate arrivavano da un'utenza nella disponibilità di Boffo | Il Boffo è un noto omosessuale | NOTIZIA | "noto" a chi? | già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni | falso | nessuno può essere "attenzionato" dalla Polizia per frequentazioni omosessuali | e gode indubbiamente di alte protezioni, correità e coperture in sede ecclesiastica. | GRAVE | "correità": accusa gravissima, ma non riguarda direttamente Boffo | Tra gli incarichi più significativi da lui ricoperti si ricordano la preposizione al giornale dei vescovi italiani (Avvenire), | banale | se una "Eccellenza" ha chiesto informazioni su Boffo, vuoi che non sappia che è il direttore di Avvenire? | alla televisione della S. Sede (Sat 2000) | banale e errato | Sat 2000 è la TV della CEI | e l’appartenenza all’ente Toniolo che governa l’Università Cattolica del Sacro Cuore. | banale | banale e impreciso | Risulta che del reato commesso siano stati a indubbia conoscenza il Card. Camillo Ruini, il Card. Dionigi Tettamanzi, Mons. Giuseppe Betori. | ovvio | niente di strano che dei vescovi sapessero, ma il reato di cui si sta parlando è solo la banale multa da 516 euro | Tanto si rassegna all’Eccellenza Vostra come da richiesta. | discorsivo | è il saluto finale all'inesistente Eccellenza | Se togliamo le frasi discorsive (completano il testo ma non dicono nulla), le frasi ovvie (chiunque poteva immaginarle anche senza sapere nulla), le frasi banali (notizie a disposizione di tutti su Wikipedia; e, nonostante ciò, una è anche errata), le frasi errate (errori ma non falsità), le frasi ambigue (portano la mente in direzione sbagliata), le frasi false (dicono menzogne rispetto al testo del Decreto di Terni e alle parole del GIP Panariello), cosa rimane? Tre cose: il fatto, noto da tempo, che una donna di Terni ha ricevuto molestie telefoniche la notizia “il Boffo è un noto omosessuale” un’accusa di “correità” alla gerarchia. Notiamo che: il punto (3) è accusa gravissima, ma necessita ovviamente di prove esplicite e specifiche; il punto (3) non ha comunque nessuna relazione con la multa di Terni; i punti (1) e (2) non sono in relazione tra loro, come ha spiegato il GIP Panariello. A questo punto la frase “il Boffo è un noto omosessuale” è una frase del tutto isolata dal contesto: chi ha confezionato la “informativa” è come se avesse scritto la frase “BOFFO OMOSESSUALE” sul muro di una casa. Chi passa di lì, guarda la scritta, legge, e va oltre. Invece la stessa cosa, confezionata all’interno della “informativa” e riportata poi dai giornali, ha schiantato Boffo. Non con dei fatti, ma con un “boato mediatico”. A questo boato hanno contribuito tutti: i giornali che l’hanno usata contro Boffo i giornali che hanno fatto finta di difendere Boffo i giornali che hanno seguito con distaccata indifferenza il massacro del direttore di Avvenire, Nessuno si è preso la briga di fare il suo mestiere, cioè il giornalista. Il dovere del giornalista era quello di analizzare in dettaglio il testo della cosiddetta informativa, confrontandolo col Decreto di Terni e con le parole del GIP Panariello. Qualcuno l’ha fatto per piccoli frammenti, mascherando poi l’essenziale con un immenso “rumore di fondo”. Dopo questa vicenda, si può avere ancora qualche fiducia nell’informazione italiana? Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti Via Signorelli 4 42018 San Martino in Rio (RE)
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