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Scritto da Giovanni   
Lunedì 07 Dicembre 2009 18:02

San Martino in Rio, 10 ottobre 2009

Caro Direttore,

se chiediamo a uno studente di descrivere in due parole la teoria di Darwin, risponderà circa così: “Grandi popolazioni, in tempi lunghissimi, per piccole mutazioni, hanno prodotto tutte le specie viventi”. Questa è la posizione del “darwinismo divulgativo”

Anna ha 46 cromosomi, partorita da Angela (46 cromosomi), partorita da Liliana (46 cromosomi), partorita da Ernestina (46 cromosomi), partorita da… Quanti parti, quanti concepimenti “a 46 cromosomi” ci sono a monte di mia figlia Anna? Tantissimi, ma non infiniti. A un certo punto, tornando indietro nel tempo, è accaduto “qualcosa”.

La scienza ancora non sa cosa sia questo “qualcosa”, ma ha comunque alcune certezze: questo “qualcosa” è accaduto su una piccola popolazione (la catena generazionale di Anna), in tempi brevissimi (il tempo di un concepimento), con una mutazione enorme (il passaggio da una situazione di “non 46 cromosomi” alla situazione di 46 cromosomi): l’esatto opposto del “darwinismo divulgativo” esposto dal nostro ipotetico studente.

Fatta questa premessa, mi addentro nell’articolo “Per capire l’Evoluzione: Fede & Scienza” col quale “La Libertà” ha sintetizzato l’intervento del prof. Paolo Losavio.

Accantoniamo certamente il “creazionismo fondamentalista”: se la creazione fosse dimostrabile per via scientifica, Dio non sarebbe Dio, sarebbe un “automatismo matematico”.

Accantoniamo il “progetto intelligente”: si potrà stabilire per via scientifica che l’evoluzione segue delle vie preferenziali, ma non si potrà mai dimostrare l’esistenza di un progetto.

Accantoniamo il “darwinismo ateo”: affermare che non c’è un progetto, ma che tutto è dovuto a selezione naturale, caso e necessità, è altrettanto indimostrabile quanto l’esistenza di un progetto.

A questo punto il prof. Losavio sembra apprezzare l’impostazione di Ayala.

Invece possiamo tranquillamente accantonare anche Ayala, biologo teologo evoluzionista: le sue affermazioni sulla conciliabilità tra l’evoluzione darwiniana e la fede non ci interessano. Perché? Perché i casi sono due: o il Dio di Gesù Cristo non esiste, e allora non c’è nulla da conciliare; oppure il Dio di Gesù Cristo esiste, e allora è ovvio che il Logos è perfettamente conciliabile con le cose da Lui create.

Il problema scientifico è quello di chiarire come si sono originate le specie. Quando avremo la risposta vera, la conciliabilità con la filosofia vera e con la fede vera avverrà automaticamente.

La scienza è ben lontana dalla soluzione di questo problema, ma almeno sono chiari gli elementi minimi che la logica ci fornisce per sperare di trovare una soluzione:

  1. le specie evolute sono caratterizzate da un numero intero e pari di cromosomi;

  2. il “darwinismo divulgativo” (grandi popolazioni, piccole mutazioni, tempi lunghissimi) è una possibile spiegazione della micro-evoluzione all’interno di specie già formate;

  3. il “darwinismo divulgativo” non può invece dare alcuna spiegazione sull’origine delle specie, che hanno un numero intero e pari di cromosomi; infatti una variazione nel numero di cromosomi non può certo essere definita “piccola mutazione”;

  4. è tempo perso voler conciliare il darwinismo “con la fede”, “con le Scritture”, “con la Creazione”; scienza, filosofia e fede si muovono su piani diversi: se un dato scientifico è vero, è certamente in assonanza con la filosofia vera e con la fede vera;

  5. è due volte tempo perso voler conciliare il darwinismo “con la fede”, “con le Scritture”, “con la Creazione”: il “darwinismo divulgativo” ci spiega solo la micro-evoluzione nelle specie già formate, non ci spiega nulla sulla questione fondamentale dell’origine delle specie;

  6. per l’origine delle specie occorre immaginare necessariamente un’evoluzione discontinua, costituita da “salti” violenti in tempi brevissimi, abbinata poi a una micro-evoluzione all’interno delle specie formate;

  7. che poi in questa evoluzione “a salti” uno ci voglia vedere il dito di Dio e un altro ci voglia vedere il cieco caso, è una questione secondaria che alla scienza non deve interessare.

Un caro saluto

Giovanni Lazzaretti

 
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