San Martino in Rio, 12 settembre 2009 Caro Direttore, in un libro di tanti anni fa trovai una frase importante, che mi è servita spesso come chiave di lettura degli avvenimenti. “Ma i giornali parlano di tutto, my friend. E' questo il segreto della libera stampa: le informazioni non sono nascoste, sono coperte dal rumore di fondo. Non ci sono segreti, ci sono notizie insignificanti e altre no.” Quindi occorre sempre estrarre le notizie dal “rumore di fondo”. Questo ci fa innanzitutto capire che la TV è un oggetto totalmente inutile per la ricerca della verità: ascolto ore di dibattito sul caso Boffo e alla fine non so nulla. Spenta la TV non ricordo più con certezza chi ha detto certe cose, come le ha dette, quali sono i termini del problema, quali sono i riferimenti temporali dei fatti. “TV accesa, cervello spento” dice il titolo di un libro. I giornali, almeno, le notizie le scrivono nero su bianco e possono essere rilette e confrontate. Come fanno allora i giornali a occultare la verità? Scrivono le cose importanti in poche righe e poi le condiscono con paginate di roba inutile, il rumore di fondo che tutto copre. Del rumore di fondo che nasconde la verità fanno parte anche le lettere di solidarietà a Boffo, quando insistono sul concetto “Boffo, giornalista coraggioso, silurato perché ha osato attaccare Berlusconi”. Ma Boffo non dice questo di se stesso. Non si definisce giornalista coraggioso, ma giornalista sobrio. E l’attacco “non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione”. Dice che “Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare…”. Dice che, quando si andranno a rileggere le poche cose “che Avvenire ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico”. E allora? Siluramento motivato dal suo coraggio? O siluramento immotivato vista la sua sobrietà? Io direi che il coraggio Boffo lo deve certamente avere usato in qualche occasione. Infatti “non si uccidono i poveri diavoli” (come diceva il titolo di uno sceneggiato di Maigret): nessuno organizza un piano complesso per impallinare una voce modesta. Ma evidentemente la motivazione non è il caso “Berlusconi – escort”, sul quale Boffo ha usato sobrietà assoluta. E’ bene ricordare che l’informativa anonima e costruita a tavolino arrivò ai vescovi in maggio. Quindi il piano per impallinare Boffo è anteriore a maggio, mentre gli interventi del direttore di Avvenire sono avvenuti “durante l’estate”. Il caso “Berlusconi – escort” è un pretesto, non è la motivazione vera. A ognuno le sue conclusioni. Le mie le ho scritte in un lungo testo (allegato) che è il mio modo di esprimere solidarietà a Boffo: dedicargli diverse ore in diversi giorni per ricostruire un po’ di verità. Ma io faccio il programmatore, non il giornalista né l’investigatore: categorie queste ben più adatte per scoprire cosa sia quell’ “opaco blocco di potere laicista” di cui parla Boffo nella sua lettera di dimissioni. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti In allegato:
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