San Martino in Rio, 17 giugno 2009 Caro Direttore, la famiglia di un operaio aveva una vita più prospera, più serena, più sicura negli anni ’60 rispetto a oggi. Cos’è successo? Difficile che l’Italia riesca ad “autoanalizzarsi” su questo problema. Ma è arrivato un alieno, un cinico economista libero da ideologie, e ha detto alcune cose. “Il divorzio ha conseguenze economiche devastanti. Gli sposi che divorziano devono pagare spese legali, il mutuo è in corso, il coniuge che se ne va non vuole più pagarlo, quello che resta non ce la fa a pagarlo, la casa adesso è troppo larga, meglio venderla in fretta per chiudere il mutuo. C’è da traslocare, i mobili non si adattano, meglio svenderli a chi subentra. La moglie usava l’auto solo nel fine settimana, l’auto l’ha presa il marito, deve comprarne un’altra, bollo, assicurazione, meccanico. Il marito deve pagare gli assegni per moglie e figlio, ma intanto si è messo con un’altra donna, ha due donne da mantenere, è operaio, in meno di tre mesi è schiavo degli straordinari. Ci sono problemi psicologici nei coniugi e nei figli. Per i figli: asocialità, depressione, difficoltà di concentrazione, abbandoni scolastici.” Ho provato a replicare: “Ma anche ai figli di famiglie stabili capitano queste cose!” “Certo che capitano, chi ne dubita? Ma ecco uno dei vostri drammi: ragionate in modo qualitativo, ‘a sentimento’. Capita anche ai figli di famiglie stabili: ma quanto capita agli uni e agli altri? E’ questo che dovete conoscere. E i numeri, nelle poche statistiche che vengono fatte, parlano con chiarezza a favore della stabilità familiare per il bene dei figli.” “E poi avete l’aborto, che non è per nulla un fatto privato. L’aborto ha un costo sanitario; inoltre mancano all’appello, a motivo degli aborti, alcuni milioni di contribuenti INPS; gli italiani mancanti innescano la necessità di una immigrazione, coi relativi costi. C’è una sindrome post aborto di cui nessuno parla e che provoca depressione, con conseguente innesco di costi per psicologi, farmaci, assenze dal lavoro, calo di efficienza. L’aborto non è un fatto privato, ha un costo sociale.” “Avete anche la contraccezione di Stato. La ‘paternità responsabile’ è una cosa privata o esiste anche una ‘paternità responsabile’ sociale? Lo sapete o no che occorrono 2,1 (due virgola uno) figli per donna perché una società si mantenga in vita? L’obiettivo di un governo dovrebbe essere quello di arrivare a creare le condizioni perché gli sposi scelgano di giungere al fatidico numero 2,1: questo si raggiunge insegnando il buon uso della fertilità, invece voi preferite insegnare contraccezione chimico – meccanica ai ragazzini.” “Quanto vi costano i week end dello sballo in discoteca, tra morti, feriti, ricoveri ospedalieri, handicappati, auto sfasciate, malattie da alcool, sesso, droga?” Mi sono inserito: “Ma non tutti quelli che vanno in discoteca fanno così!” “Solito ragionamento ‘a sentimento’. Alcuni non fanno così, però un’alta percentuale fa così, e questo è un costo sociale.” L’alieno ha proseguito, come un fiume in piena. L’ho lasciato continuare, tanto ormai il suo concetto era chiaro: la nostra società non è più in grado di reggere i costi di una pessima antropologia. Ho tentato un’obiezione finale: “Forse l’operaio vive male per la grettezza di qualche industriale o per l’avidità di qualche banchiere…” “Questa è bella! Avidità e grettezza esistevano anche negli anni ’60! Comunque hai detto una cosa giusta: oggi ci sono più avidità e più grettezza. Un datore di lavoro che non ha remore a divorziare da sua moglie o ad abortire suo figlio, non ha remore nemmeno a vessare un dipendente”. L’alieno se n’è andato. Naturalmente il suo approccio di cinico economista non è quello giusto. La realtà è che divorzio, contraccezione di Stato, aborto, fecondazione artificiale vanno combattuti perché contrari alla legge naturale universale, perché sono male in sé. Un calo di aborti, divorzi, convivenze, eccetera porterà anche, come benefica conseguenza accessoria, un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dell’Italia e di ogni paese. Del resto noi cattolici lo sappiamo bene: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”. E, a scanso di equivoci, nella “sua” giustizia è compreso anche l’adulterio del cuore, figuriamoci divorzi, aborti, convivenze e tutto il resto. Cordiali saluti Giovanni Lazzaretti
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