Home Lettere ai giornali e varie 2009-02-27 La Libertà - il testamento biologico non è un obbligo
2009-02-27 La Libertà - il testamento biologico non è un obbligo PDF Stampa E-mail
Scritto da Giovanni   
Mercoledì 04 Marzo 2009 00:18

San Martino in Rio, 3 marzo 2009

Caro Direttore,

tre erano le violazioni della legge naturale universale presenti nel programma elettorale del PD: le leggi sulla cosiddetta “omofobia”, sulle coppie di fatto anche omosessuali, sul testamento biologico. Il PD ha perso le elezioni, ma noi avremo ugualmente la legge sul testamento biologico. In genere i programmi elettorali erano poco credibili perché promettevano cose che poi non si realizzavano; qui invece si realizza una legge che la maggioranza vincente non aveva presentato agli elettori.

Gli amici che votano PdL mi fanno alcune obiezioni. Prima obiezione: “è normale che un Parlamento legiferi anche al di là del programma di governo”. Vero e falso. Il Parlamento può legiferare al di là del programma di governo, ma, se si toccano questioni etiche, la maggioranza deve rileggere con cura il proprio programma e usare ogni cautela: ingannare gli elettori su questioni etiche è molto più grave che scontentarli su questioni economiche. Il programma del PdL prevedeva la “esclusione di ogni ipotesi di leggi che permettano o comunque favoriscano pratiche mediche assimilabili all’eutanasia”; possono quindi legiferare sul testamento biologico solo se hanno la certezza assoluta che nella legge non ci sarà alcuno spiraglio eutanasico. Questa certezza purtroppo non c’è.

Seconda obiezione: “noi non volevamo fare la legge sul testamento biologico, ma siamo stati costretti dall’intervento dei giudici sul caso Englaro”. Falso. Il caso Englaro non costringeva affatto il Parlamento a legiferare sul “fine vita”. Il Parlamento avrebbe dovuto semplicemente tradurre in legge il “decreto salva – Eluana”, quello non firmato da Napolitano: una breve legge per rammentare ai giudici smemorati che sospendere alimentazione e/o idratazione a persone in grado di assimilare il nutrimento, è “omicidio volontario”, oppure “omicidio del consenziente”, oppure “suicidio assistito”, secondo i casi.

Terza obiezione: “la legge che approverà la maggioranza sarà ben diversa da quella proposta da Ignazio Marino per il PD nella scorsa legislatura”. Vero. Ma è la faccenda più pericolosa di tutte: illudersi di aver fatto una “buona legge”. I punti eutanasici del ddl 687 di Ignazio Marino erano quattro e l’attuale testo di Calabrò sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) sembra effettivamente superarli tutti.

  • Marino voleva arrivare al testamento biologico obbligatorio per tutti. Calabrò lo rende non obbligatorio (ma su questo punto lo stesso Ignazio Marino aveva fatto retromarcia).

  • Marino voleva dichiarazioni basate non solo sulle cose scritte, ma anche sui valori e le convinzioni notoriamente proprie della persona in stato di incapacità. Calabrò intende attenersi solo a DAT scritte.

  • Marino voleva un testamento biologico molto vincolante per il medico. Calabrò sembra invece che lasci al medico una certa dose di libertà.

  • Marino mischiava tutto ciò che avviene in un ospedale sotto la generica voce di “trattamento sanitario”. Calabrò indica che alimentazione e idratazione non possono essere citate nelle DAT.

L’apparenza di una “buona legge”, piena di trappole.

  • Citare solo alimentazione e idratazione non basta. Rianimazione cardiopolmonare, ventilazione assistita, dialisi, trasfusioni, terapie antibiotiche, pace-maker, bombole d’ossigeno, ecc. potranno essere rifiutate nelle DAT? La casistica è immensa e ogni elenco verrà reso continuamente obsoleto dall’avanzare incalzante della tecnologia. Una legge, anche la meglio formulata, offrirà ai giudici tutti i pertugi per una possibile deriva eutanasica.

  • Le DAT costituiscono comunque una forma di burocrazia che ostacola l’attività del medico. Davanti a un testo scritto si trova bene il medico mediocre, burocrate, esecutore; il medico bravo, per prendere una decisione diversa dalle DAT, dovrà motivare le sue scelte e assumersi anche delle grane.

  • Il testo Calabrò sarà soggetto a mediazioni parlamentari, per arrivare a un “testo condiviso”. Ma, visto come era il ddl di Ignazio Marino, “condiviso” equivale a dire “a deriva eutanasica”.

  • Basterà abrogare anche solo briciole della legge per stravolgerla completamente. E’ certo che, fatta la legge, partirà un referendum abrogativo per peggiorarla. E non è detto che vada a finire bene come per la legge 40.

Invece di bloccare l’operato dei giudici che hanno autorizzato la morte della signora Eluana, noi, con questa legge, diamo un aiuto ai radicali. “La Repubblica tutela la vita umana fino alla morte”, recita il testo Calabrò. Mi ricorda tanto la legge 194 che “tutela la vita umana dal suo inizio”: fatta la legge, inizierà la mattanza.

Cordiali saluti

Giovanni Lazzaretti

 
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