2008-07-19 Impronte bimbi Rom |
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Scritto da Giovanni |
Lunedì 22 Dicembre 2008 15:20 |
Un testo che circola molto su Internet. Dopo il testo c’è una mia confutazione Le impronte strappate ai bimbi Rom… e l’impronta di Dio! Siamo angosciati e temiamo questo clima che si sta diffondendo nel nostro Paese. Siamo un gruppo di amici di Rom e Sinti e operatori e operatrici pastorali che a nome della Chiesa Italiana e delle nostre comunità religiose accompagna e cerca di vivere il “sacramento dell’incontro” e dell’amicizia con il popolo dei Rom e dei Sinti. Ci uniamo a quelle voci che anche all’interno della Chiesa si sono levate per denunciare e richiamare il rispetto della dignità della persona e dei poveri in modo particolare. L’ultima proposta dell’onorevole Maroni, Ministro dell’Interno, è la conferma che lo spettro di un passato non così lontano è sempre pronto a rialzarsi, anche con la complicità di non pochi silenzi. Siamo preoccupati non solo per le impronte ai bambini Rom, ma soprattutto per quelle che la nostra società ha disseminato lungo questo anno, impronte inzuppate nell’inchiostro dell’indifferenza, del razzismo, del pregiudizio. Un anno fa a Livorno bruciavano nella loro baracca 4 bambini Rom. Anche di fronte ad un dramma del genere i giudici hanno scelto di impedire ai genitori di esprimere il loro dolore, rinchiudendoli immediatamente in carcere. Mai era successa una cosa del genere! Anche il sindaco di Livorno si è contraddistinto per la sua ambiguità, rifiutandosi più volte di dare un alloggio per le due famiglie coinvolte, di fronte ad una opinione pubblica indifferente e contraria ad un aiuto per le due famiglie Rom. Da allora i fatti si sono susseguiti senza tregua, avendo sempre di mira i poveri e i Rom in genere. Le impronte ai bimbi Rom sono il risultato di una lunga e tragica catena, una fabbrica della paura che vede coinvolti tutti quanti: le Istituzioni, i partiti e i loro governi, e gran parte dell’informazione, spesso manipolata ad arte, ma anche quei silenzi che rischiano di appoggiare di fatto il più forte a danno del debole. Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica, antidemocratica e antievangelica! Quante di queste impronte abbiamo lasciato un po’ ovunque in questo anno: lo è stata l’ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e gli accattoni, gli sgomberi dei campi Rom dei comuni di Roma e di Milano che facevano a gara chi in effetti espelleva più Rom, la caccia al Rom, il divieto di accattonaggio ad Assisi per non turbare gli interessi turistici e la quiete dei conventi e delle chiese, i campi Rom dati alle fiamme a Napoli, la mistificazione della sicurezza e la formazione di ronde cittadine per il controllo dei quartieri in nome del motto razzista: “tolleranza zero”, l’introduzione del reato di clandestinità, la militarizzazione delle nostre città… una fabbrica della paura ben architettata. Questo ci turba perché temiamo che continuerà a produrre altri mostri, sempre in nome del “Dio della sicurezza”, e adoratori di questi mostri si stanno diffondendo rapidamente raccogliendo sempre nuovi adepti! Dai campi Rom e Sinti dove viviamo accolti dalla loro umanità e amicizia, anche noi guardiamo con timore e preoccupazione le nostre città, questo rapido deterioramento della convivenza, questa ansia di controlli sempre più assidui, questa voglia di schedatura su base etnica; ci preoccupa l’avanzata di questo razzismo, spesse volte apertamente dichiarato e tollerato dalle stesse autorità perché ritenuto ormai “normale”! A volte subiamo noi stessi sguardi, gesti di rifiuto e di esclusione dalle nostre stesse comunità di appartenenza. Da questi luoghi spesso marginali ma privilegiati punti di osservazione, guardiamo attraverso gli occhi dei Sinti e Rom il “nostro mondo” che cambia e rimaniamo anche noi sorpresi nel vedere e constatare la sua voracità che avanza senza scrupoli e travolge tutto e tutti…spesso ringraziamo Dio per averci fatto incontrare e conoscere questo popolo che ci aiuta e ci trasmette quella “normalità” che la nostra società di appartenenza sembra aver smarrito. Come annunciatori del Vangelo di Gesù, che nell’accoglienza dei poveri e dei piccoli ci ha rivelato il volto del Dio della vita, non possiamo dimenticare che in ogni uomo e donna, chiunque essi siano, di qualsiasi popolo, cultura e fede di appartenenza, è impressa l’impronta di Dio, è questa l’unica impronta che vogliamo “adorare” ed esibire. Vivendo in mezzo a Rom e Sinti o frequentando delle famiglie, abbiamo anche potuto apprezzare tante loro ricchezze e riconosciamo che le nostre vite, la nostra stessa fede sono state arricchite e segnate dalla loro “impronta”. Anche per questo ci sentiamo loro grati e debitori, e vorremmo che anche ai Rom e ai Sinti fossero riconosciuti il diritto di vivere nella sicurezza e la tranquillità di far crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e nel rispetto delle diversità. Don Federico Schiavon – Udine, Franca Felici - Massa Carrara, Don Piero Gabella – Brescia, Laura Caffagnini e Bertolucci G – Parma, Cristina Simonelli – Verona, Sr.Rita e Carla Viberti – Torino, Palagi Marcello – Massa Carrara, Lucia Lombardi – Verona, Betti Adami – Verona, p. Luciano Meli – Lucca, Don Agostino Rota Martir – Pisa, Daniele Todesco – Verona, Don Francesco Cipriani – Verona, Piccole sorelle di Gesù - Crotone Caro X, innanzitutto una premessa. Gridare prima Le notizie dicono che nel 2010 prenderanno le impronte digitali a tutti sulla carta d’identità, per cui il “caso Rom” sembra disinnescato già in partenza. Ciò non toglie che il ragionamento sullo scritto “Le impronte strappate ai bimbi Rom… e l’impronta di Dio!” mantiene intatta la sua validità. Infatti, come dice Chesterton, La cosa più saggia al mondo è gridare prima di essere stati feriti. Non ha senso gridare dopo. Specialmente dopo essere stati feriti mortalmente... E' vitale resistere a una tirannia prima che questa esista. Non è una risposta dire, con distaccato ottimismo, che il pericolo è solo nell'aria: il colpo di un'accetta si può parare solo mentre è ancora in aria. Occorre quindi contestare una legge prima che venga approvata, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. Quindi è giusto (giusto dal punto di vista metodologico; che sia poi giusto nei contenuti lo vedremo dopo) attaccare Maroni ora, finché c’è solo questo decreto di censimento, piuttosto che attendere l’arrivo di leggi di intonazione razziale. Se il testo contestasse solo la parte del decreto di Maroni sulle impronte, ci sarebbe da ridere: che altri modi ci sono di fare un censimento nei campi nomadi? (Attenzione: campi nomadi, non campi Rom). Infatti il prendere le impronte non lede alcun diritto dell’uomo, tanto è vero che nel 2010 le prenderanno a tutti e nessuno ci troverà da dire. Il testo quindi non contesta la piccola norma, ma evoca un tema ben più ampio, che riassumo così: “L’Italia è in preda a una deriva razzista; le impronte prese ai bimbi Rom ne sono la riprova; sono anche un ulteriore anello di una lunga e tragica catena; stiamo creando una fabbrica delle paure; lo spettro di un passato non lontano è pronto a rialzarsi”. Vero o falso? Emozioni Ho riprodotto il testo mettendo in corsivo e spostando a destra una serie di frasi. Quelle frasi sono la descrizione di un’esperienza e sono quindi totalmente inutili nel ragionamento (1). Quelle frasi trasmettono un’immagine dolce della situazione, ma si possono contrapporre altre immagini di segno contrario che porterebbero le nostre emozioni in altra direzione.
E si potrebbe continuare. Le emozioni sono fuorvianti e possono essere pilotate da un uso sapiente delle parole. L’essenziale Depurato il testo dalle frasi emozionali, veniamo all’essenziale. Siamo turbati per questa guerra ai poveri, demagogica, antidemocratica e antievangelica! […] ronde cittadine per il controllo dei quartieri in nome del motto razzista: “tolleranza zero”, l’introduzione del reato di clandestinità […]
Il censimento e le impronte prese nei campi nomadi sono in sintonia con le pulsioni del popolo? Non mi sembra proprio. Avessero proposto di recintare i campi, o di mettere una custodia armata permanente, allora davvero avrebbero fatto una politica “da bar” che accontenta le pulsioni popolari. Ma la prese delle impronte e il tentativo di scolarizzare i nomadi non ha niente a che vedere con chi, dai tavolini dei bar, dice che “se fossi io al governo, ce l’avrei il metodo per sistemare gli zingari”.
Cosa voleva dire il documento? Dietro questo arruffato insieme di parole erronee o mal misurate è possibile che i firmatari volessero semplicemente dire che la norma del censimento con impronte nei campi nomadi è una violazione della legge naturale universale, cioè viola un diritto naturale dell’uomo. Lo Stato infatti (che, ripeto, non ha il compito di creare leggi “evangeliche”) ha il compito di tutelare la legge naturale universale, attraverso l’unica norma a cui è soggetto: “Ciò che è male, tu, Stato, non dichiararlo un bene”. Pericoloso però evocare la legge naturale universale, perché poi bisogna trarne tutte le conseguenze. Il nostro parlamento infatti ha approvato democraticamente la legge sull’aborto. Ogni uomo di buona volontà comprende che uccidere i bambini (2) è un po’ più grave che prendere le impronte ai bambini. Il nostro parlamento ha approvato democraticamente la legge sul divorzio. Ogni uomo di buona volontà comprende che per un bambino il divorzio dei genitori è una sofferenza più grave rispetto al prendergli le impronte. E si potrebbe continuare. Crediamo che il prendere le impronte ai bimbi Rom sia una norma che viola la legge naturale universale? A maggior ragione dobbiamo chiedere l’abrogazione completa della legge 194. Se riteniamo che il prendere le impronte ai bimbi Rom sia un grave abuso, dovremo ammettere che uccidere un bimbo nella pancia è un abuso più grave. O no? E’ una violazione della legge naturale universale? Ma il decreto Maroni viola la legge naturale universale?
Il prendere le impronte ai nomadi e non agli altri cittadini viola un diritto? No, perché il nomade ha una situazione diversa da chi vive in una casa stabile, ed è quindi perfettamente lecito prevedere norme diverse per situazioni diverse. Io, in quanto sposato, sono soggetto a norme alle quali altri non sono soggetti. E’ una discriminazione? E’ la normalità in tutti i campi della vita sociale: non si possono fare norme uguali tra soggetti in situazioni disuguali. Posso al massimo dire che dubito dell’efficacia del provvedimento, ma questo è un mio dubbio politico che sta nell’ambito del discutibile e dell’opinabile. E per di più è una faccenda così poco significativa che la metto ultima nei miei pensieri (3). Una fabbrica della paura? Posto che effettivamente i media, se vogliono, possono creare una fabbrica della paura (vedi, ad esempio, gli allarmi climatici), c’è però un dato oggettivo da tener presente: si prendono le statistiche dei reati a una certa data, le si confronta con quelle di 10 anni prima e si constata che la paura ha delle pezze d’appoggio reali. La (solita) ricetta Perché la società italiana negli anni ’60 reggeva tranquillamente il problema degli zingari e della piccola criminalità? Perché era ancora una società sana che “sentiva” la legge naturale universale. Se ho una famiglia stabile, ho un po’ di figli, ho un appartamentino acquistato coi risparmi, ho un po’ di “sentire” religioso attorno a me, il furto operato da uno zingaro lo metabolizzo in poco tempo e senza particolari drammi. Ma se sono divorziato, sono accompagnato con un’altra donna, ho un solo figlio sballato, sono schiavo degli straordinari e delle banche, il mio bisogno di sicurezza cresce e può diventare ossessivo. Conosci un governo che voglia intervenire sull’aborto, sul divorzio, sulla contraccezione di Stato, sullo sballo dei fine settimana, sulla pornografia, eccetera? Se questo governo non c’è, bisogna che ci accontentiamo di governi che agiscono con provvedimenti di rattoppo (i governi fanno fatica a capire che il divorzio è la causa prima dell’individualismo e del razzismo). Provvedimenti di rattoppo che sono tutti discutibili, ma legittimi. Se vedo che i nomadi in Italia sono l’1% e i reati attribuibili ai nomadi sono il 5% (ho scritto delle cifre a caso), non c’è niente di discriminatorio se lo Stato concentra una parte delle sue energie sui nomadi invece che su altre categorie. Democraticamente discutibile sul piano dell’efficacia, ma pienamente legittimo sul piano del diritto. Qualche assurdità Assurdo il finale in cui si scrive: “… crescere ed educare i loro figli secondo la loro cultura e nel rispetto delle diversità”. Le culture e le diversità vanno rispettate, ma vanno anche educate. Non tutto è buono nelle varie culture. Assurda anche la frase su Maroni assimilato a un produttore di leggi razziali come Mussolini o Hitler. A Roma in tram abbiamo anche dovuto sorbirci la canzone di un balordo che chiamava Alemanno “figlio di Hitler” e lo invitava ad andare a letto con una rumena, così cambiava idea sugli stranieri. Ecco: frasi eccessive e slogan balordi dati in pasto a persone culturalmente arretrate e incapaci di fare un discernimento storico. Questa è vera demagogia esplosiva, di fronte alla quale le impronte prese ai nomadi sono una sciocchezza.
Ciao Giovanni
NOTE
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