2 - La sesta obiezione Stampa
Scritto da Giovanni   
Lunedì 18 Febbraio 2013 18:18

Sì, mi ci voleva un bel ripasso.

Però io ho sentito anche una sesta obiezione (1). Dicono più o meno così: “Vita, famiglia, libertà di educazione, va bene. Ma giustizia, solidarietà, pace, accoglienza, bene comune, non sono anche loro valori non negoziabili? Lo sono certamente! Perché il Papa ne sceglie solo alcuni?”

Poi sono un po’ preoccupata, perché mi sembra che sia la prima volta che ti sento criticare il Papa.

E poi una cosa secondaria: il consigliere Pagani si chiama Paolo? Non lo chiamano Beppe?

Ciao

Irma

 

 

San Martino in Rio, 8 febbraio 2013, Santa Giuseppina Bakhita, 9 febbraio, beata Anna Katharina Emmerick

 

Cara Irma,

con un testo di nove pagine sono caduto all’ultima riga: ho scritto Paolo Pagani invece di Beppe (Giuseppe) Pagani. E lo scambio fa un po’ ridere perché Paolo Pagani è un bravissimo professore dell’Università di Venezia, che ho ascoltato più volte, e che conosce perfettamente la legge naturale universale. Beppe Pagani invece la legge naturale universale non la conosce, l’abbiamo sentito a San Polo dalla sua stessa bocca.

Hai mantenuto viva l’attenzione fino all’ultima riga, grazie. Il culmine dell’attenzione spetta però alla Giliola, che ha localizzato a pagina 4 la parola “princìpi” scritta con l’accento errato, “prìncipi”: che occhio!

Comunque di errori ne farò tanti, non mancare di segnalarmeli.

Veniamo alle cose importanti.

Io non ho criticato il Papa.

Tutto ciò che dice il Papa sui princìpi non negoziabili è il mio manuale fondamentale di formazione. Io ho semplicemente aggiunto un principio (2), e in questo sono certo di non commettere errori perché è definito come tale dal decalogo e dalle affermazioni esplicite di una serie di Papi.

E ho affermato che il principio non negoziabile della proprietà privata viene attualmente violato: lo affermo serenamente, perché è violato non con un ragionamento filosofico, ma con una funzione matematica, e con la matematica mi muovo a mio agio. (3)

Immagina un mondo in cui non esista l’aborto: nessun Papa parlerebbe di aborto. Immagina che in un paese inizino a fare degli aborti di nascosto: ancora nessun Papa parlerebbe di aborto. Immagina che un cristiano si accorga del fatto e riesca a informare il Papa: ecco che il Papa comincerebbe a parlare di aborto.

Con l’emissione di denaro costruita in modo da succhiare matematicamente il sangue dall’economia è un po’ la stessa cosa: il Papa ne parlerà quando sarà stato informato del problema e l’avrà compreso in profondità. Poiché io non posso andare a suonare il campanello del Papa, posso solo sperare che la rete a maglie larghe dei conoscitori del problema diventi una rete a maglie sempre più fitte, ben visibile, tanto da poter essere notata anche dal Papa. Tutto qui.

Fatto questo ragionamento capisci bene che la “sesta obiezione” che mi hai segnalato è più che mai seria e legittima. Infatti

 - come Giovanni Lazzaretti aggiunge la proprietà privata non citata dal Papa

- così altri sono liberi di aggiungere giustizia, solidarietà, pace, accoglienza, bene comune, anch’essi non citati dal Papa tra i princìpi non negoziabili.

Eppure quelli della “sesta obiezione” sbagliano, perché fanno confusione tra “valori” e “princìpi non negoziabili”.

 

I princìpi non negoziabili e la formulazione in negativo

I princìpi non negoziabili si fondano su proposizioni poste in negativo ed è per questo che non hanno bisogno di particolari discussioni per essere definiti.

Devo spiegarmi con esempi.

Come si difende la vita dal concepimento alla morte naturale? Si vieta l’uccisione dell’innocente in ogni sua forma. Si vieta l’aborto, si vieta la fecondazione artificiale, si vieta l’eutanasia.

Come si difende la proprietà privata? Vietando il furto (4).

Come si difende la famiglia costituzionale, società naturale fondata sul matrimonio? Vietando il divorzio. Oppure, se il divorzio è ritenuto l’unico mezzo per una sicura separazione patrimoniale in casi disperati (5), vietando un secondo “matrimonio”. E rendendo “non conveniente”, socialmente ed economicamente, una qualunque altra forma di convivenza more uxorio.

Come si difende la verità? Vietando la statalizzazione dell’educazione.

Dicendo queste semplici cose le reazioni sono quelle che conosci: sul furto c’è ancora consenso generale; sull’educazione non ci si preoccupa, perché non c’è bisogno di attaccare frontalmente le scuole libere, basta strozzarle economicamente e vessarle burocraticamente; sulle questioni di vita e famiglia si viene invece contestati come “insensibili”.

“Tu vuoi ributtare le donne nell’aborto clandestino!”

“Tu non tieni conto del dolore di chi non riesce ad avere figli!”

“Tu non tieni conto del desiderio delle persone di rifarsi una vita!”

Provo a contestare i contestatori.

 

“Tu vuoi ributtare le donne nell’aborto clandestino!”

Prima della legge 194 quanti erano gli aborti clandestini in Italia? Se ci atteniamo alla propaganda radicale eravamo arrivati alla bella cifra di 3.000.000 di aborti l’anno (6).

La realtà non poteva invece discostarsi molto da quella inglese. Nell’articolo “The Frequency of Illegal Abortion” (C.B.Goodhart THE EUGENICS REVIEW, January 1964, 55, 4) la stima per la Gran Bretagna era di 10.000 l’anno, cifra che nel finale dell’articolo viene indicata come rivedibile al rialzo, ma senza esagerare.

Attualmente la stima degli aborti clandestini è ancora di 15.000 l’anno. Poi ci sono quelli legali (6.000.000 dal 1978 a oggi). Poi ci sono le pillole abortive.

Ora, i 10.000 aborti clandestini degli anni ’70 erano certamente un problema. Ma erano un problema perché erano aborti, non perché erano clandestini. Erano un problema perché si uccideva un innocente; la clandestinità era solo l’ovvio corollario, visto che l’aborto era reato. Invece il problema venne posto sulla clandestinità, sulle “mammane”, sui “cucchiai d’oro”.

A nessuno venne in mente di fare una statistica sulle cause di quei 10.000 aborti: il grosso erano, ovviamente, risolvibili col sostegno economico. I casi di grave pericolo per la vita della madre erano già contemplati dalla legge. Per chi non aveva il problema economico si poteva incentivare il parto in anonimato e la seguente adozione. Sarebbero rimasti in essere alcuni casi, e questi sarebbero stati reati.

Quindi io non voglio ributtare nessuna donna nella clandestinità: saranno le pillole abortive che porteranno tutti gli aborti nella clandestinità, suo luogo naturale. Il problema era invece la salvezza dell’innocente, cioè il bambino abortito: nessuno si è mosso in questo senso.

Il compito della giustizia è di risolvere i conflitti tutelando il debole. La legge 194 non lo fa. Essa è pertanto una legge totalmente ingiusta. Vìola uno dei princìpi non negoziabili, la tutela della vita dell’innocente.

 

“Tu non tieni conto del dolore di chi non riesce ad avere figli!”

La fecondazione artificiale si disinteressa totalmente del dolore di chi non riesce ad avere figli.

Le coppie che riescono ad avere il “bimbo in braccio” con la fecondazione artificiale sono il 15-20%. Ossia l’80-85% non riescono ad avere nulla, se non spese, sofferenze, frustrazioni e rischi per la salute.

In compenso uccidiamo ormai più embrioni con la fecondazione artificiale di quanti bimbi si uccidono con l’aborto. Il rapporto è di circa 9 embrioni (ossia figli innocenti) uccisi per ogni “bimbo in braccio”.

Ora, per avere un “di più” di 12.506 bambini in braccio (dato 2010, relazione Ministero 2012) basterebbe educare le coppie ad anticipare i tempi delle gravidanze, visto che la fertilità femminile tracolla con l’età (primo calo significativo a 32 anni, declino rapido a 37 anni). E tutto questo avverrebbe senza uccidere embrioni.

La legge 40 sulla fecondazione artificiale è una legge occisiva e gravemente ingiusta.

Grazie a lei i figli innocenti sono diventati “cose”.

 

“Tu non tieni conto del desiderio delle persone di rifarsi una vita!”

Se dovessi misurare il “rifarsi una vita” ascoltando le liti da pollaio che si vedono in TV tra coppie divorziate, ci sarebbe da mettersi a ridere.

Qualcuno ha definito il divorzio con nuovo matrimonio una “poligamia a tempo”. Il passato non può essere cancellato: resta comunque per tutta la vita.

Perché venne il divorzio? Per le solite motivazioni. I casi pietosi. Far emergere alla luce del sole l’ipocrisia dell’adulterio clandestino.

Il risultato è stato che gli adulteri clandestini continuano come prima. E nel frattempo si sono moltiplicati gli adulteri istituzionali, ossia i matrimoni bis in cui l’adulterio è registrato dallo Stato.

Perché si moltiplicano i divorzi? Le ragioni sono abbastanza semplici.

- Nel momento in cui senti di avere a disposizione una “ruota di scorta” finisci per scegliere lo sposo/sposa con più leggerezza.

- Nel momento in cui nel matrimonio arrivano le liti (sì, arrivano: c’è la buona e la cattiva sorte) invece di proporre argomenti di ragione, si finisce per mettere in campo l’argomento “Vado dall’avvocato!”.

- Dopo una serie di liti, dall’avvocato ci finisci davvero ed entri nella “fabbrica dei divorzi”.

La prospettiva va di nuovo girata.

Il matrimonio è indissolubile per tutti, non solo per i cattolici (per i cristiani è elevato alla dignità di sacramento).

Dobbiamo proclamare solennemente che la vita umana va trasmessa attraverso la famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile, elevato, per i cristiani, alla dignità di sacramento. La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate. (Giovanni XXIII, Mater et Magistra)

La vita umana va trasmessa attraverso la famiglia fondata sul matrimonio uno e indissolubile: la vecchia regola sempre viva (anche se svillaneggiata nella prassi) che “prima ci si sposa e poi ci si accoppia”.

I figli, soggetto debole del diritto, hanno il diritto naturale di crescere con il loro padre e la loro madre uniti per sempre. Quando non avviene così si chiama disgrazia, alla quale gli uomini giusti cercano di porre rimedio con qualcosa che conservi il più possibile la stabilità per i figli:

- con una madre che abbia in sé anche la forza di un padre (o il padre che abbia in sé anche la dolcezza della madre: più raro, ma accade)

- con le seconde nozze dei vedovi

- con le adozioni da parte di altri sposi.

La società si regge sulla stabilità: per questo il divorzio è una legge gravemente ingiusta. Se una società fa dell’instabilità la sua bandiera, non può che ridursi allo sfascio a cui siamo arrivati oggi. Ricordi l’alieno? (8)

“Il divorzio ha conseguenze economiche devastanti. Gli sposi che divorziano devono pagare spese legali, il mutuo è in corso, il coniuge che se ne va non vuole più pagarlo, quello che resta non ce la fa a pagarlo, la casa adesso è troppo larga, meglio venderla in fretta per chiudere il mutuo. C’è da traslocare, i mobili non si adattano, meglio svenderli a chi subentra. La moglie usava l’auto solo nel fine settimana, l’auto l’ha presa il marito, deve comprarne un’altra, bollo, assicurazione, meccanico. Il marito deve pagare gli assegni per moglie e figlio, ma intanto si è messo con un’altra donna, ha due donne da mantenere, è operaio, in meno di tre mesi è schiavo degli straordinari. Ci sono problemi psicologici nei coniugi e nei figli. Per i figli: asocialità, depressione, difficoltà di concentrazione, abbandoni scolastici.”

Ho provato a replicare: “Ma anche ai figli di famiglie stabili capitano queste cose!”

“Certo che capitano, chi ne dubita? Ma ecco uno dei vostri drammi: ragionate in modo qualitativo, ‘a sentimento’. Capita anche ai figli di famiglie stabili: ma quanto capita agli uni e agli altri? E’ questo che dovete conoscere. E i numeri, nelle poche statistiche che vengono fatte, parlano con chiarezza a favore della stabilità familiare per il bene dei figli.”

 

Torniamo a noi

Chiarito che i princìpi non negoziabili sono tali perché si reggono su semplici affermazioni in negativo (si reggono su dei NO, per essere più chiari), chiarito che le leggi ingiuste create in Italia non hanno affatto risolto dei problemi, ma li hanno creati e amplificati, posso finalmente tornare ai “valori” proposti all’inizio.

Giustizia, solidarietà, pace, accoglienza, bene comune.

Perché queste bellissime cose sono solo “valori”, ma non possono essere definite “princìpi non negoziabili”?

Perché giustizia, solidarietà, pace, accoglienza, bene comune, non si reggono su dei NO, ma vanno declinati in positivo, secondo i mille modi buoni che possono venire in mente a chi usa la ragione.

E quindi sono “valori negoziabili”, perché la giustizia si può realizzare in tanti modi, e attraverso la libera discussione tra gli uomini si potrà trovare la forma più adatta alla società che ci troviamo davanti qui e ora.

Ma, attenzione!

Libera discussione che deve lasciare intatti i 4 pilastri, perché i 4 pilastri che ho elencato (vita, proprietà, famiglia, verità) sono il presupposto di ogni bene successivo.

Uno Stato che ha una legge sull’aborto ha già violato stabilmente ogni principio di giustizia. Se è lecito uccidere un bimbo innocente a spese del denaro pubblico, la giustizia è violata in un presupposto essenziale e ogni cosa aberrante potrà in futuro diventare lecita.

E’ già violata la solidarietà, se i genitori possono separarsi “perché non si amano più”.

Con l’aborto è violata la pace, come diceva Madre Teresa: “Dove c’è l’aborto, non ci può essere la pace”. Non solo perché l’aborto è già lui una specie di “guerra civile” interna all’Italia, ma anche perché l’aborto contribuisce alla cessazione dell’uso di ragione: se oggi accetto di credere che il bimbo in pancia non sia una persona, domani accetterò di credere che un missile tirato sulla Libia non sia guerra.

L’accoglienza può avvenire in mille modi, e nessuno, ad esempio, ricorda mai che nell’accoglienza dello straniero i diritti in gioco sono tre: il diritto del migrante, il diritto del popolo che lo accoglie, il diritto del popolo di provenienza, che perde spesso i suoi uomini migliori. La migliore accoglienza è far prosperare ogni persona nella propria terra.

E in ogni caso il valore “accoglienza” è violato alla base sia dall’aborto, sia dal divorzio, sia dalla fecondazione artificiale.

Il bene comune. Il bene comune sono innanzitutto i 4 pilastri, tutto il resto è accessorio. Noi lavoriamo per un “bene comune azzoppato”. Tentiamo di abbellire le stanze, mentre le fondamenta cedono.

4 sono i pilastri, 4 sono i princìpi non negoziabili.

I 4 pilastri reggono tutti gli altri valori.

E quindi giudicheremo le forze politiche sui 4 pilastri.

1) I 4 pilastri stanno cedendo: avete intenzione di ripararli?

2) Se non avete intenzione di ripararli, promettete almeno di non demolirli ulteriormente?

Solo dopo aver risposto a queste due domande, coalizione per coalizione, potremo fare una scelta.

 

Sì, la sesta obiezione che hai proposto era importante.

Grazie, adesso sono contento di aver ricominciato a scrivere e sento meno la stanchezza.

22.57 - Buona notte

Giovanni

 

 

NOTE

(1) Per le prime 5 obiezioni vedere il testo precedente “1301 – Ripasso generale”.

(2) La proprietà privata. Vedere sempre il testo precedente “1301 – Ripasso generale”.

(3) Nel sito www.carairma.it, quando sarà pronto, comparirà nella sezione “Banche e finanza” il testo di una conferenza intitolata “Il sistema monetario: un errore matematico?”. Lì la questione viene trattata molto in dettaglio.

(4) In realtà bisogna aggiungere una seconda parte: occorre che lo Stato limiti le sue spese pubbliche allo stretto necessario. Non troppo poche, perché prevarrebbe l’individualismo. Non troppe, perché prevarrebbe il collettivismo. Il giusto necessario: al di là ci si macchia di furto.

(5) Ricordo il punto del Catechismo. 2383 La separazione degli sposi con la permanenza del vincolo matrimoniale può essere legittima in certi casi contemplati dal Diritto canonico [Cf Codice di Diritto Canonico, 1151-1155]. Se il divorzio civile rimane l'unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale.

(6) Fatto salvo il fatto che la gente ignora di essere costantemente derubata tramite gli interessi passivi.

(6) Ancora nel 1997 il libro di storia di mia figlia (Riccardo Neri "Nuovo Progetto Storia" La Nuova Italia, 3a media) riportava la foto di una manifestazione per la liberalizzazione dell'aborto col cartello "In Italia ogni anno 3 milioni di aborti": la cifra veniva proposta senza alcuna rettifica e senza commenti.

(8) Nel sito www.carairma.it, sezione “Lettere ai giornali e varie”, c’è la lettera completa “2009-06-17 Libertà – Alieno”

Ultimo aggiornamento Lunedì 18 Febbraio 2013 18:18