37 - Laicità cattolica e laicismo Stampa
Scritto da Giovanni   
Sabato 15 Marzo 2008 22:33

Come mai hai insistito tanto con quella espressione “secondo il cuore della Chiesa” (1)?

Non era meglio fare un discorso più laico?

Ciao

Irma

 

San Martino in Rio, 15 marzo 2008, mattino

Cara Irma,

non farti tentare dalla parola “laico”. Soprattutto non farti tentare da espressioni del tipo “dialogo tra laici e cattolici”, “componente laica e componente cattolica”, “visione laica e visione cattolica”, “muro tra laici e cattolici”.

Le cose non stanno così.

Al mondo ci sono i cattolici, i cristiani non cattolici, i credenti di altre religioni, gli agnostici, gli atei. Tutti costoro, nel momento in cui vogliono occuparsi di bene comune o di organizzazione dello Stato, sono laici.

Tutti costoro:

-          sanno che non c’è bisogno di una fede per organizzare bene uno Stato e per gestire la serena convivenza tra gli uomini;

-       sanno che esiste un luogo di incontro per tutti gli uomini di buona volontà, e questo luogo si chiama “legge naturale universale”;

-          sanno che la legge naturale universale è il sillabario comune col quale gli uomini possono comprendersi;

-          sanno che il confronto si svolge con uno strumento disponibile a tutti gli uomini, la ragione.

Tutti costoro sanno… Non tutti, in realtà. In questo quadro ideale si insinuano due elementi di turbativa (2).

Da una parte ci sono persone che, anche nelle questioni laiche, tentano di introdurre elementi della loro fede religiosa: li chiameremo genericamente “fondamentalisti”.

Dall’altra parte ci sono persone che negano l’esistenza della legge naturale universale e ritengono che lo Stato possa legiferare tutto ciò che la maggioranza decide: li chiameremo genericamente “laicisti”.

La Chiesa Cattolica è estranea a entrambi gli errori, anche se il singolo cattolico, in quanto peccatore, può essere tentato di deviare nell’una o nell’altra direzione.

Quale è lo spaventoso trucco linguistico – mediatico creato nel nostro tempo?

I laicisti si sono autodefiniti “laici”, e hanno catalogato i veri laici e i fondamentalisti in un’unica categoria: tutto ciò che è “altro” rispetto alle loro idee, ricade in un unico calderone di “opzione religiosa”, più o meno fondamentalista. TV, cinema e giornali ripropongono ossessivamente questa falsa visione.

Schematizzo la visione vera:

-          ci sono i fondamentalisti: tentano di introdurre elementi della propria fede religiosa nella gestione del bene comune;

-          ci sono i laicisti: tentano di ridurre l’ordinamento dello Stato a “dominio della maggioranza”;

-          e ci sono i laici: sanno che la fede religiosa non è indispensabile per la gestione dello Stato, ma sanno anche che la maggioranza non è libera di decidere ogni cosa, perché esiste la legge naturale universale che precede e guida le leggi degli Stati.

Schematizzo la visione falsa:

-          i laicisti si autodefiniscono “laici” e impongono mediaticamente la loro immagine, secondo la quale solo il laico, attraverso l’opinione della maggioranza, può gestire il “bene comune per tutti”;

-          tutti gli altri (in particolare chi è cattolico) vengono collocati nell’unico calderone del fondamentalismo più o meno spinto: gente “fideista”, che vuole imporre a tutti la sua visione di fede, che cerca un “bene comune di parte”.

Con questo trucco, ecco che opporsi all’uccisione dell’innocente diventa “una questione religiosa”:

-          l’aborto è stato votato dalla maggioranza del parlamento nel 1978;

-          l’abrogazione parziale della 194 è stata bocciata dal 68% dei votanti nel 1981;

-          la legge 194, godendo del favore della maggioranza, fa quindi parte del “bene comune”;

-          chi si oppone alla 194 è un fondamentalista che tenta di imporre la sua visione di fede allo Stato laico.

La realtà è diversa:

-          esiste la legge naturale universale che impone di non uccidere l’innocente;

-          il bambino nella pancia di sua madre è certamente innocente;

-          la sua uccisione non può mai essere legalizzata (al massimo può essere depenalizzata, comminando pene simboliche, se avviene come “dramma”);

-          questa visione è laica, nasce dalla sola ragione e non riceve la sua verità dalla fede religiosa;

-          lo Stato che vìola la legge naturale universale non è Stato laico, ma Stato totalitario (3).

Come dimostrare queste affermazioni? Si possono leggere tante cose, si possono ascoltare conferenze, ma non bastano: la visione laicista si è imposta mediaticamente, viene depositata nei cuori dalla TV e dal cinema, è impossibile 4 scalzarla dai cuori solo con una dimostrazione.

Ci vorrebbe una narrazione, un racconto di Guareschi (5). Credo che, di fronte alla legge dell’aborto, Guareschi sarebbe riuscito a scrivere un racconto, dal quale il lettore avrebbe percepito “fisicamente” che l’aborto è questione di legge naturale universale (6) e non è una questione di fede.

Oppure ci vorrebbe un’immagine come quelle di Chesterton, di quelle che con due pennellate risolvono una questione. Hai mai sentito quelle interminabili discussioni cattoliche nelle quali uno dice che bisogna presentare la gioia del cattolicesimo, e l’altro dice che non bisogna dimenticare i precetti? Chi ha ragione? Ha ragione Chesterton:

“La dottrina e la disciplina cattolica possono anche essere muri; ma sono i muri di un campo di gioco. […] Possiamo immaginare dei bambini che giocavano, un tempo, sulla piatta cima erbosa di una qualche isola alta sul mare. Sinché ci fu un muro lungo il bordo della scogliera, potevano abbandonarsi ai giochi più sfrenati e fare del luogo la più rumorosa delle nursery. Ma i muri furono abbattuti, lasciando il nudo pericolo del precipizio. I bambini non caddero, ma i loro amici, quando tornarono, li trovarono tutti ranicchiati in preda al terrore al centro dell’isola: il loro canto era cessato.” (G. K. Chesterton, Ortodossia, ed. Piemme)

Con una immagine che non si dimentica, Chesterton risolve il problema e chiarisce in modo “fisico” che i precetti e la gioia insieme vivono e insieme muoiono. All'interno dei precetti esplode la gioia, e la gioia è grata dell’esistenza dei precetti. Senza precetti la gioia muore e non può essere recuperata in alcun modo.

Mi ci vorrebbe un’immagine del genere per la legge naturale universale: un po’ l’ho in mente, oggi pomeriggio provo a scriverla. Purtroppo sarà ben lontana dalla bellezza e sinteticità dell’immagine di Chesterton.

Ciao.

Giovanni

 

NOTE

(1)    Vedi il testo n.36

(2)    In realtà sono molti di più: sto schematizzando, questa è solo una lettera, non un trattato.

(3)    Quando uno vede dei morti innocenti, uccisi col beneplacito dello Stato, dovrebbe sempre dire automaticamente: “Toh, è arrivato lo Stato totalitario”

(4)    E’ possibile, in realtà, ma occorre distaccarsi dalla TV e riprendere l’uso di una sana ragione autonoma. Chi vive di TV probabilmente non riuscirebbe a cogliere e assimilare la dimostrazione.

(5)    Guareschi è spesso un “autore ispirato”. Penso a tre racconti: “Vecchio testardo” dove c’è un uomo integerrimo e anticlericale, disposto a piegarsi a Cristo, ma non al prete; Gesù lo salva dalla malattia e gli dà la possibilità di piegarsi a Lui senza piegarsi al prete; “Menelik”, dove il bestemmiatore furioso, il conducente della “carretta del demonio”, si salva a un soffio dalla morte, portato dal suo cavallo a dire le ultime parole “che Dio mi perdoni” davanti al sacerdote; “Giacomone”, solo in mezzo alla neve, certo della morte, che inventa lucidamente un atto di amore folle ed entra così nel “libro dei beati”. Nei tre racconti si percepisce concretamente il complesso intreccio tra fede, opere, peccato e grazia. Chissà, se Lutero li avesse letti, forse la riforma protestante non sarebbe mai nata.

(6)    C’è in realtà un racconto sulla legge naturale universale: si chiama “Tecnica del colpo di stato”. Elezioni del 18 aprile 1948. Manca la luce, la radio è muta, arriva la falsa notizia che il Fronte Popolare ha vinto, e subito salta fuori la lista delle persone da eliminare. Di colpo Peppone molla l’ideologia, passa dall’altra parte e opera per salvare gli innocenti. E come lui agiscono, uno all’insaputa dell’altro, gli altri amici della vecchia guardia. “Vacca miseria! Ci si ritrova ancora tutti, come ai bei tempi. Possiamo ancora capirci come allora”: chi ha utilizzato la ragione, si ritrova nel luogo d’incontro. Questo racconto però difficilmente verrebbe compreso come racconto sulla legge naturale universale, verrebbe colto solo come racconto contro il comunismo.